Borgo Rossini cambia volto: dalle case popolari ai loft di lusso, chi resta e chi va

Borgo Rossini cambia volto: dalle case popolari ai loft di lusso, chi resta e chi va

Reportage di Antonella Vitelli in collaborazione con Ilaria Genzano 

Tra sfratti e investimenti immobiliari, uno dei quartieri più attivi della movida torinese è sospeso in una continua ricerca di identità. A differenza di altre zone cittadine, qui manca ancora un tessuto sociale solido e coeso. Vecchi residenti e nuovi complessi di lusso convivono in un equilibrio fragile, mentre il quartiere cambia volto, spinto dalla gentrificazione e dalla crescente crisi abitativa.

Questa è la mia casa, e ora non so dove andare, dove portare la mia famiglia

dice Assad, operaio carpentiere, originario del Marocco, che vive in Italia da più di vent'anni. Ha una moglie, tre figli e abita, non si sa per quanto, in Corso Regio Parco 33. Nel 2022 come tanti inquilini di quel palazzo ha ricevuto una lettera di sfratto. Tutti i vecchi proprietari hanno venduto casa alla società BasicNet che ha sede lì a pochi metri.

Nel quartiere si vocifera che l’edificio destinato agli sfratti sarà presto trasformato in alloggi di lusso, come spesso accade in situazioni simili. È lo stesso destino già toccato a molte residenze storiche, e tra queste spicca un caso emblematico per Torino: la casa di Antonio Gramsci. Un tempo sede de L'Ordine Nuovo, organo del movimento dei Consigli di fabbrica della Torino operaia e centro di istruzione popolare, oggi "Casa Gramsci" è diventata un esclusivo albergo di lusso, completo di area fitness e piscina panoramica sul tetto. 

I luoghi che abitiamo svelano, più delle parole, le contraddizioni profonde della nostra società. Gli spazi raccontano storie di identità collettive e memorie condivise, ma rivelano anche il fragile equilibrio tra la necessità di abitare e la forza prepotente del mercato. Mentre le famiglie a basso reddito come quella di Assan si aggrappano all’idea di una casa accessibile, le trasformazioni urbane favoriscono investimenti e lusso, ampliando un divario abitativo e sociale sempre più marcato. Una tensione tra passato e presente che rivela le contraddizioni più che di una città, di un tempo, del nostro tempo. 

Assad è appoggiato al portone di casa, con lo sguardo stanco e preoccupato. Ha preso un giorno di permesso dal lavoro per partecipare al picchetto, determinato a proteggere quello che resta della sua casa. Accanto a lui ci sono Mattia, attivista del Collettivo PrendoCasa, e Davide, militante di Potere al Popolo. Insieme a un gruppo di amici e compagni hanno organizzato l’ennesimo presidio per fermare lo sfratto, un "appuntamento" che per loro è diventato familiare. 

Il problema non è solo la gentrificazione ma anche il fatto che a Torino non vengono assegnate case popolari. In questo momento ci sono 6000 sfratti, ciò vuol dire che 1 famiglia ogni 100 ha uno sfratto, il welfare abitativo è al collasso.  

Nel 2023 ci sono state più di 7000 richieste di case popolari e l’effettiva assegnazione sono state 300. Per non parlare dei più di 2000 appartamenti sfitti, più di un migliaio sono sfitti perchè non vengono fatti lavori di ristrutturazione.  Siamo in un mercato completamente drogato. Andrebbe messo un tetto ad affitti brevi e fermati sfratti a sorpresa. Questo è un paese dove le politiche immobiliari degli ultimi trent’anni hanno fatto sì che fosse più conveniente comprare casa e hanno definanziando l’edilizia regionale pubblica, l'equo canone, gli affitti equi quindi c’è da un lato una situazione che spinge all’acquisto di casa dall’altro ovviamente c’è una differenza tra 1 piccolo proprietario e un multiproprietario. Per noi requisire le case sfitte e assegnarle a chi ne ha bisogno è la soluzione politica, chiude Mattia.

La crisi degli sfratti non riguarda solo Torino, ma è una realtà condivisa in tutta Italia. Se guardiamo oltre il Piemonte, la situazione non migliora: a Roma, Napoli e Bologna si registra un aumento degli sfratti legato a difficoltà economiche, al rialzo dei canoni d’affitto e alla crescente precarietà lavorativa. A Firenze, in particolare, la situazione è estremamente critica, rendendo il capoluogo toscano uno dei centri più colpiti dall’emergenza abitativa. Gran parte degli sfratti è legata alla morosità, un problema aggravato dal continuo aumento dei canoni di affitto e dalla diffusione degli affitti turistici, che rendono la città sempre meno accessibile per i residenti a basso reddito. Situazioni simili si stanno verificando anche in altri quartieri, come Borgo Rossini, dove le stesse dinamiche di morosità e speculazione stanno minando la stabilità della comunità preesistente.

Borgo Rossini, situato nel quartiere Aurora, nacque come area rurale e agricola. Grazie alla vicinanza con la Dora Riparia, nel Settecento si svilupparono attività artigianali come mulini, opifici e concerie. Nel secolo successivo si tracciarono le principali vie del quartiere e sorsero edifici simbolo come la Piccola Casa della Divina Provvidenza (Cottolengo), il Ponte Mosca e la Cascina Aurora. Borgo Rossini fu soggetto a due ondate di urbanizzazione: la prima sotto il regno di Vittorio Emanuele III e la seconda con l’industrializzazione di inizio Novecento, che portò alla costruzione di numerose abitazioni per operai e all'ampliamento dei servizi.

Aurora ha una densità abitativa di 15.000 abitanti per km², superiore alla media torinese di 6.500 abitanti per km², con circa 39.000 residenti. Il quartiere registra una crescita progressiva della popolazione, in gran parte giovane, contrariamente alla tendenza di spopolamento delle altre aree di Torino. La popolazione immigrata, soprattutto nelle aree intorno a Corso Giulio Cesare, abbassa l’età media complessiva, con un’età media di 50 anni per gli italiani e 30-35 anni per gli immigrati.

Le attività economiche di Aurora sono costituite principalmente da commercio al dettaglio ed esercizi di somministrazione. Il tasso medio annuo di crescita degli esercizi di somministrazione è del 9,8%, creando un quartiere sempre più omogeneo e riducendo la diversificazione delle attività. Borgo Rossini, in particolare, è caratterizzato da una forte presenza di esercizi di somministrazione, con un'economia commerciale in continua espansione.

Le trasformazioni urbane portano con sé sia opportunità che sfide. A Borgo Rossini, l’ambiente residenziale ha guadagnato in estetica e vitalità, grazie a un contesto più curato e a una maggiore presenza di attività. Tuttavia, la vivace movida serale ha introdotto nuove tensioni, creando difficoltà di convivenza tra i residenti e i frequentatori notturni che animano il quartiere.

Negli anni ’90, Borgo Rossini si distingueva per le sue case basse e i due viali alberati dove le persone passeggiavano al centro, mentre le auto sfrecciavano ai lati. Situato in una sorta di angolo sospeso tra la Dora e il centro città, il quartiere offriva una viabilità e una socialità insolite per Torino. Luoghi come la "Trattoria dei Sardi” e la storica Mensa popolare rappresentavano una comunità aperta e solidale, animata da incontri e interazioni spontanee.

Oggi, ça va sans dire, Borgo Rossini sta attraversando un cambiamento profondo, simile a quello vissuto da molti quartieri italiani. La gentrificazione ha portato a un aumento dei prezzi delle abitazioni, alla riqualificazione degli edifici e all’apertura di nuovi servizi destinati a una clientela giovane e benestante. La crescente domanda abitativa da parte di studenti universitari e professionisti sta allontanando i residenti storici, trasformando l’identità sociale e culturale del quartiere.

Un esempio emblematico di gentrificazione e "studentificazione" in atto.

La "studentificazione" altro non è che un fenomeno parallelo alla gentrificazione che contribuisce a incrementare un crescente afflusso di studenti universitari e di conseguenza la domanda di alloggi a breve termine e da qui un netto miglioramento del margine sugli affitti. Non solo, quando hai come nuovi abitanti gli studenti si innesca anche un importante cambiamento nei servizi locali.

Le edicole, le mercerie e i negozi tradizionali cedono il passo a ristoranti, bistrot e locali notturni, segnando il cambiamento del tessuto commerciale del quartiere.

Jakub Zasina e Wiktoria Jakubiak della Facoltà di Economia e Sociologia dell'Università di Łódź in Polonia nello studio Studentification, youthification and gentrification, all at once? New-builds, newcomers, and near-campus change in a post-industrial city  hanno analizzato la parabola della città polacca di Łódź evidenziando come fenomeni come studentification, youthification e gentrification si intrecciano in un contesto di crescita economica e culturale, trasformando i quartieri limitrofi ai campus universitari.

Estendendo lo sguardo, si diffonde l’idea di una città instagrammabile, facile da inquadrare e piacevole da osservare. "Carino" diventa, senza dubbio, l’aggettivo chiave per definire l’estetica promossa dalla gentrificazione, che privilegia luoghi accattivanti e fotogenici, a scapito dell’autenticità e della diversità sociale.

Il sociologo Giovanni Semi esplora da anni il fenomeno del “carinismo” intendendo con questo termine:

l’ossessione a vivere in ambienti che vengono considerati “carini” perché sono sufficientemente sofisticati ma non troppo impegnativi, in cui le persone non sono mai poste di fronte a niente che risulti veramente straniante.

Il turista contemporaneo - ci dice Semi - vuole mangiare e trascorrere del tempo in posti carini. Non cerca shock culturale, anzi li evita, cosa che invece vengono ricercate da un viaggiatore che viaggia con l’intento di scoprire che in altri paesi esistono modi di di comportarsi, di mangiare e di relazionarsi diversi dal proprio. 

Bellezza, green, partecipazione e smart appaiono termini positivi fuori dal mondo della gentrificazione. Il prof Semi ci fa notare  che la caratteristica di una gentrificazione "carina" include proprio l'uso di descrittori post-politici evidenziati sopra.

Per completare il quadro, vanno considerati altri due fattori fondamentali: "overtourism" e Airbnb. La diffusione di Airbnb ha incentivato la conversione massiva delle abitazioni in affitti a breve termine, riducendo la disponibilità di alloggi per i residenti e facendo lievitare i prezzi. Questi cambiamenti sollevano interrogativi cruciali sulla sostenibilità e sull’equità delle trasformazioni urbane, spingendo alcune città a intervenire. New York ha introdotto limiti agli affitti brevi, mentre la città di Barcellona come annunciato dal sindaco socialista Jaume Collboni porrà fine all'affitto di appartamenti turistici entro il 2029 per facilitare l'accesso all'alloggio ai suoi residenti.  Lo stesso fenomeno si riflette a Borgo Rossini, dove, come racconta un anziano residente: 

Il quartiere è completamente cambiato rispetto a dieci anni fa. Ormai non conosco più nessuno dei miei vicini: gli appartamenti, un tempo occupati da persone della mia età, che nel frattempo sono emigrate in Meridione o non ci sono più, ora ospitano studenti, professionisti di passaggio e docenti in visita temporanea. 

Basta sfogliare le Borgo Rossini Stories di Paolo MorelliRocco Pinto per cogliere l'ampiezza delle trasformazioni che hanno investito questo angolo della città. Rocco, proprietario della libreria Il Ponte sulla Dora, è diventato una sorta di custode del Borgo, osservando le numerose realtà storiche scomparire.

Al loro posto sono arrivati nuovi locali notturni: pizzerie al trancio, spritzerie, cocktail bar, tutti rivolti a una clientela giovane, interessata a vivere il quartiere soprattutto di sera. Le vecchie botteghe, l'edicola e le attività che un tempo servivano gli abitanti locali hanno lasciato spazio a luoghi con un focus evidente sulla somministrazione di alcolici a buon mercato. Così, dove un tempo c’era un tessuto di attività legate alla vita del quartiere, oggi si sviluppa una scena dedicata al consumo serale, modificando profondamente l'identità urbana di Borgo Rossini.

Se da un lato si avverte la zona più sicura rispetto ad anni passati, dall’altro non si può che notare la sua quasi totale declinazione sul target studenti/turisti. A Borgo Rossini, c’è solo un supermercato Carrefour, non c’è una macelleria, una pescheria e una cartoleria. 

Abbiamo moltissimi clienti che abitano sopra la piazzetta che in un anno e mezzo hanno svenduto casa pur di andarsene - dice un negoziante della zona. 

Le due piazze sono diventate luoghi di Playscape, richiamando persone esterne al borgo attratte dall’atmosfera ricca di luoghi ricreativi. Tuttavia, i residenti spesso non riescono a usufruire appieno di questi servizi. Il sabato sera le strade sono affollate, i parcheggi scarseggiano e i residenti lamentano la totale mancanza di servizi igienici pubblici. Il target prevalente della sera come si può immaginare è quello dei giovani e degli studenti, anche se c’è chi come dichiara un esercente: 

Noi lavoriamo con quelli che si autoeliminano dal casino e vogliono avere un'esperienza più lenta. Da qui in poi sembra di essere quasi in un altro posto. In queste due piazzette non riesci a passare in macchina ma da qui in poi sono locali popolati che lavorano ma più tranquilli, con gente seduta, musica più soft, ecc. 

Un altro esercente ha dichiarato: 

Nel giro di 3 anni la popolazione è cambiata moltissimo, non solo dal punto di vista generazionale ma anche economico. Ci sono moltissime giovani famiglie e giovani professionisti. Molti anziani invece hanno lasciato le loro abitazioni a causa del rumore e dei prezzi elevati.

Per contrastare gli effetti della gentrificazione, varie città e organizzazioni internazionali stanno proponendo approcci innovativi e specifici per proteggere i residenti a basso reddito e preservare l’identità delle comunità locali. Negli Stati Uniti, i voucher di stabilizzazione abitativa sono strumenti che supportano economicamente le famiglie con difficoltà a sostenere l’affitto, aiutandole a evitare sfratti dovuti all’aumento dei costi abitativi. Questi voucher, promossi da esperti di sviluppo comunitario e organizzazioni come il Harvard Joint Center for Housing Studies, mirano a preservare la coesione sociale nei quartieri più a rischio.

In un contesto simile, alcune città americane hanno sviluppato il concetto di Anchor Institutions, in cui grandi istituzioni locali, come ospedali o università, lavorano insieme per stabilizzare i quartieri attraverso progetti di land trust e politiche abitative che frenano la speculazione immobiliare. Un esempio significativo è il caso di Richmond, Virginia, dove l’MWCLT e il Bon Secours Health System stanno aiutando a mantenere i prezzi accessibili per i residenti storici.

Al di fuori degli Stati Uniti, città come Vienna si sono impegnate nella decommercializzazione del mercato immobiliare, costruendo e gestendo alloggi pubblici o senza scopo di lucro. Questo approccio, sostenuto dal governo viennese, mira a mantenere i prezzi stabili e a lungo termine, garantendo alloggi accessibili per tutti e scoraggiando la speculazione. Allo stesso tempo, in Europa, città come Barcellona e Chicago hanno imposto restrizioni sugli affitti brevi. I governi locali in queste città regolamentano la conversione di alloggi in locazioni temporanee, come Airbnb, per limitare l’impatto del turismo sul mercato immobiliare locale e mantenere disponibili case a lungo termine per i residenti.

In molte città degli Stati Uniti, come Boston e New York, si stanno infine promuovendo politiche di sostegno alle imprese locali. Coalizioni e organizzazioni no-profit offrono agevolazioni e sussidi alle piccole attività per aiutarle a competere in un mercato sempre più dominato da grandi catene e investitori immobiliari. L’obiettivo è mantenere una diversità economica nei quartieri, essenziale per preservare l’autenticità e il tessuto sociale locale.

Queste iniziative rispecchiano un desiderio di resistere alla trasformazione delle città in “non luoghi” privi di identità e legami, mantenendo invece vivi i quartieri come spazi autentici e abitati. Ma mentre in altre città si attuano soluzioni concrete, chi vive questi luoghi si sente spesso sospeso tra il fascino del "carino" e l’autenticità che sembra svanire, tra la nostalgia di un passato vissuto e la comodità delle attrazioni moderne che, pur trasformando gli spazi, rischiano di spegnerne l’anima. In questa fase di transizione, è fondamentale che le istituzioni locali, in collaborazione con i cittadini e le associazioni, intervengano con una visione lungimirante.

La Circoscrizione potrebbe giocare un ruolo chiave, ad esempio pedonalizzando alcune aree per ridurre il traffico e rendere più vivibili gli spazi pubblici, o incentivando la diversificazione delle attività commerciali per evitare che il quartiere diventi unicamente un centro di movida serale. Migliorare i servizi igienici pubblici e offrire supporto alle piccole imprese storiche sarebbe un ulteriore passo verso la valorizzazione di Borgo Rossini come luogo in cui convivono identità diverse, integrando vecchie e nuove generazioni.

Allo stesso tempo, è urgente considerare politiche abitative che mantengano Borgo Rossini accessibile. Regolare il numero di licenze per affitti brevi e potenziare il supporto agli alloggi popolari rappresentano interventi necessari per garantire che questo cambiamento urbano non si traduca in una perdita definitiva dell’identità del quartiere. 

Il futuro delle nostre città si misura nella capacità di preservare luoghi vivi, aperti e accoglienti per tutti. Quei servizi che oggi distinguono la vita urbana, rendendola più agevole rispetto alla provincia, devono divenire ponti, strumenti di una comunità davvero inclusiva.  Solo così le nostre città resteranno vive, intreccio di radici e di sogni, rifugio per chi, con passi e storie diverse, le abita e le chiama “casa”.

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