Intervista di Antonella Vitelli
La notizia di Ginevra, la bambina di soli due anni morta per Covid ha riaperto ancora una volta il dibattito sul decorso del coronavirus nei soggetti in età pediatrica. I dati parlano di esiti gravi o mortali molto rari, ma ciò nonostante la frase "i bambini non si ammalano di Covid e se si ammalano non muoiono, quindi, è inutile vaccinarli" non regge il confronto con la realtà. Inizialmente gli appelli alla vaccinazione dei più piccoli, fascia 5-11 anni, vertevano sulla necessità di vaccinare per porre fine alla pandemia e per tutelare anche coloro che hanno scelto deliberatamente di non farlo. Una motivazione che si è rivelata fuorviante, seppur giusta, che ha sospinto numerosi genitori nella direzione del dubbio, dell'incertezza e dell'attendismo. In realtà si sarebbe dovuto puntar sin da subito su una ragione più specifica ed individuale relativa alla salute e al benessere dei piccoli pazienti. L'Iss ricorda che che dall’inizio dell’epidemia nella fascia 6-11 anni ci sono stati oltre 263mila casi, 1.453 ricoveri in reparti ordinari, 36 ricoveri in terapia Intensiva e 9 decessi, dati raccolti al primo dicembre 2021. I numeri di contagio con l'avvento di Omicron sono aumentati notevolmente. I dati riportano un 18% dei casi in età scolare nei bambini sotto i 5 anni e il 44% nella fascia d'età 5-11. Le regole proprio per questa fascia sono in via di cambiamento e nelle prossime ore il governo adotterà un nuovo provvedimento. Attualmente nella scuola primaria, se c’è un caso positivo in classe, parte la sorveglianza: test antigenico rapido o molecolare quando si scopre il caso di positività, poi un altro dopo 5 giorni dall’ultimo contatto. Se i casi positivi sono due o più, la classe va in quarantena e per 10 giorni le lezioni si svolgono in Dad. Il decreto legge che è in arrivo in queste ore invece, tra le altre misure, uniformerà le regole anti-Covid per le scuole primarie e secondarie. La quarantena dunque si dovrebbe ridurre da 10 a 5 giorni, mentre alla primaria la didattica a distanza scatterà con tre positivi anziché due come previsto attualmente, ma la modifica più importante riguarda la revisione della Dad per gli alunni delle elementari vaccinati o guariti dal covid negli ultimi 120 giorni. Questi anche se la classe è in Dad potrebbero andare sempre a scuola in presenza e per loro non scatterebbe più l'isolamento fiduciario in caso di contatto accertato con un positivo. Ma aldilà della legislazione perché é importante vaccinare i bambini di questa fascia d'età? Nonostante Omicron e nonostante il vaccino non garantisca in alcun modo un blocco del contagio? Ne abbiamo parlato con la Professoressa Annamaria Staiano, Presidente della Società Italiana di Pediatria e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali dell'Ateneo Federico II.
Professoressa perché é importante vaccinare anche i bambini della fascia 5-11. Molti genitori preferiscono attendere anche visti gli effetti gli effetti più blandi di Omicron. E’ sbagliato?
I casi di malattia grave da SARS-CoV2 in età pediatrica sono effettivamente più rari rispetto all’adulto. Tuttavia, non è corretto far passare il messaggio che i bambini siano “immuni” da forme severe. Purtroppo, anche loro, soprattutto se non vaccinati, sono esposti alle possibili conseguenze di una patologia che al momento conosciamo ancora troppo poco, soprattutto per quanto riguarda gli effetti a lungo termine.
Abbiamo visto che nell’ultima settimana ci sono stati 400 ricoveri di bimbi under 11. Questi bambini hanno una qualche comorbidità pregressa o un quadro di partenza “normale”?
I dati che abbiamo a disposizione non ci forniscono informazioni dettagliate relativamente alle eventuali comorbilità dei pazienti ricoverati. Certamente i bambini fragili sono maggiormente esposti a manifestazioni severe dell’infezione, ed hanno quindi un maggiore rischio di ospedalizzazione. Tuttavia, sono stati ricoverati anche bambini senza comorbilità.
Invece per quanto riguarda le cure in caso di infezione da Sars Covid 2 quali sono le indicazioni date ai pediatri italiani?
Per quanto concerne la gestione domiciliare, nei casi asintomatici o con sintomi lievi è raccomandato solo il monitoraggio domiciliare dei parametri vitali (temperatura corporea, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria) e delle condizioni cliniche del bambino. Se disponibile, può essere utile misurare la saturazione con pulsossimetro. In caso di febbre o dolori muscolari può essere utilizzato il paracetamolo. Importantissimo mantenere un adeguato stato di idratazione e nutrizione, mentre l’utilizzo di corticosteroidi ed antibiotici non dovrebbe essere routinario. Per i pazienti che presentino sintomatologia più severa, sarà il pediatra curante a valutare la presenza di criteri per il ricovero ospedaliero.
Un recente studio condotto dai ricercatori dei Centers for Diseases Control (Cdc) di Atlanta ha mostrato un significativo aumento dell’incidenza del diabete, sia di tipo 1, autoimmune, che di tipo 2 nei 30 giorni successivi alla positività da Covid-19. Detto ciò, non sappiamo se questa conseguenza sia destinata a scomparire o almeno per la forma 1 si assisterà ad una cronicità che porterà ad un costante controllo della glicemia.
Come vede questa campagna di vaccinazione per i più piccoli? Si poteva e doveva fare di più, secondo lei?
Gli attuali tassi di vaccinazione nei bambini tra 5-11 anni non sono ancora soddisfacenti. Cio nonostante, penso che la maggior parte dei genitori dei bambini non ancora immunizzati non siano “no vax”, ma che siano solo intimoriti da informazioni false e teorie prive di fondamento scientifico relativamente a possibili effetti dei vaccini a lungo termine. Come Pediatri abbiamo il dovere di rassicurare i genitori circa la sicurezza e l’efficacia dei vaccini. E’ importante che le famiglie siano informate dei vantaggi del vaccino per tutelare la salute dei bambini, sia in termini di protezione dai sintomi clinici, che in termini di garanzia di ritorno ad una vita normale.
Recentemente su change.org è partita una raccolta firma di genitori per chiedere un diverso trattamento in caso di DAD per i bambini vaccinati. Cosa ne pensa?
Il Governo sta già rivalutando le regole relative alla quarantena, anche in età pediatrica. Questo proprio per limitare al massimo l’isolamento dei bambini e non privarli delle attività scolastiche. Sarebbe effettivamente auspicabile una rivalutazione delle norme che consenta, soprattutto ai soggetti vaccinati ed asintomatici, di mantenere le attività in presenza con tutte le precauzioni necessarie.
In queste settimane si è assistito ad una forte incidenza dell’infezione sulla fascia 5-11. La Dad sembra essere ineluttabile e altrettanto ineluttabile la discontinuità scolastica ed emotiva a cui sono sottoposti i più piccoli. Cosa dovrebbero fare scuola e famiglie per far pesare il meno possibile questo stato di cose sui bambini?
La discontinuità scolastica è certamente un problema enorme, non solo per i bambini ma per tutto il nucleo familiare. E’ importante che i genitori sostengano i più piccoli, rassicurandoli sul fatto che si tratta di misure provvisorie. Inoltre, per la fascia 5-11 anni è disponibile un vaccino sicuro ed efficace. Vaccinare i bambini è importante anche per limitare al massimo la necessità di isolamento.