Intervista a Valentina Dirindin, giornalista e “mamma a modo suo”

Intervista a Valentina Dirindin, giornalista e “mamma a modo suo”

La maternità, la voglia di parlarne e le sfide quotidiane che si nascondono dietro ad una mamma. Una chiacchierata tra donne, tra freelance, quella con la giornalista Valentina Dirindin, che ci racconta l’anno più sconvolgente della sua vita tra grandi aspettative, pappette e viaggi di lavoro. Buona lettura. A.

Valentina cosa vuol dire essere donna e mamma oggi? In parte, da un punto di vista affettivo ed emotivo, è uguale a essere stata mamma e donna cent’anni fa. Le mamme imparano da sempre, crescendo i loro figli e innamorandosi pian piano di loro. D’altra parte, la società di oggi non ti mette esattamente in condizione di vivere la maternità serenamente: instabilità economica, competizione sul lavoro, precarietà, rendono tutto più difficile. Una donna spesso deve correre il doppio di un uomo per ottenere gli stessi risultati. E quando è mamma, la corsa diventa una corsa a ostacoli, e a volte si rischia di doversi ritirare dalla gara.

Come nasce il progetto www.mammaamodomio.it? Scrivere è sempre stato il mio mestiere, oltre che la mia passione. La gravidanza e la maternità sono state due delle esperienze più intense della mia vita, e mai come prima sentivo il bisogno di scriverne. In più, volevo dare il mio contributo alle giovani mamme, spiegando il mio punto di vista, e cioè che le mamme devono fare quello che si sentono e non quello che il resto del mondo si aspetta da loro: qualsiasi scelta prendano, è sempre nell’interesse dei loro bimbi, quindi non può essere troppo sbagliata.

Cosa hanno in più e in meno le mamme italiane rispetto a quelle europee? Rispetto ad alcuni Paesi europei (non a tutti ovviamente), abbiamo una rete sociale a volte meno efficiente: pochi asili, diritti sul lavoro traballanti o inesistenti per chi lavora con forme contrattuali “atipiche”. Ma compensiamo con una cosa tipicamente italiana, che è la rete familiare. I nonni e le famiglie in generale sono la colonna portante che aiuta i nuovi nuclei genitoriali.

Come definiresti la maternità? Una continua meravigliosa scoperta.

Cosa è cambiato da quando sei mamma? Inutile negarlo, sono cambiate tante cose. Il rapporto con mio marito, innanzitutto, che va totalmente ricostruito e ripensato dopo la nascita di un figlio. La gestione degli spazi (la nostra casetta è diventata piccola) e dei tempi (24 ore non bastano più). È cambiata la mia visione del mondo, la mia percezione delle paure, la relazione con la mia interiorità. E di conseguenza, sono cambiata io.

Quali sono le sfide che senti di dover affrontare a breve nel tuo ruolo di mamma e lavoratrice? Credo che la sfida sia continua. Quando fai tardi, e sai che stai togliendo del tempo a tua figlia. Quando fissi una riunione, e sai che dovrai fare i salti mortali per organizzare la giornata tra asilo e nonni. Quando arrivi in ufficio sporca di pappa, con le occhiaie e senza trucco. E al momento ho solo una bambina! Ecco, forse la mia prossima sfida sarà riuscire a tenere il passo quando Matilda avrà un fratellino o una sorellina.

Cosa chiederesti al futuro sindaco di questa città sul tema politiche per l’infanzia? Indubbiamente, di occuparsi del tema degli asili nido. È incredibile che non siano un diritto garantito, in una società in cui difficilmente una famiglia può permettersi di essere monoreddito.

 

Articolo di: Antonella Vitelli

Social media strategist con laurea in filosofia, è stata addetta stampa per il Premio Letterario Grinzane Cavour. Freelance dal 2009, è esperta nello sviluppo di strategie di comunicazione sui nuovi media. In portfolio, campagne elettorali e gestione del profilo social di start up e aziende.
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