Le ricette liberal-sovraniste della manovra finanziaria del Governo. Chi ci perde e chi ci guadagna? Intervista a Luca Giangregorio

Le ricette liberal-sovraniste della manovra finanziaria del Governo. Chi ci perde e chi ci guadagna? Intervista a Luca Giangregorio

Intervista di Antonella Vitelli, agosto 2019

Qualche giorno fa su Il Sole 24 Ore è stata pubblicata una raccolta dati fonte Eutekne che concerne il lavoro dipendente dove si descrive per le varie fasce di reddito cosa succede con la trasformazione del bonus Renzi in detrazione fiscale. Per capire di più, nonostante la brutta aria che gira a Montecitorio e nel Governo Conte, ho intervistato Luca Giangregorio, PhD student in Social Sciences presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Luca ha recentemente scritto un interessante pezzo sulla manovra finanziaria del Governo gialloverde sul magazine Jacobin. In questa intervista proviamo ad approfondire uno degli aspetti più discussi del testo: la trasformazione del bonus Renzi in detrazione fiscale. Chi ci guadagna e chi ci perde?

Luca come giudica l’impianto generale della manovra finanziaria del Governo?

I punti principali degli alleati di governo per la prossima manovra finanziaria sembrano essere essenzialmente due. Da un lato la Lega che è intenzionata ad avvicinarsi all’obiettivo della flat tax e in generale ad un abbassamento delle aliquote fiscali (senza dar troppo peso alla progressività del sistema di per sé). Dall’altro il Movimento 5 stelle che punta sul salario minimo, ma con i vincoli imposti dalla stessa lega: non gravare sulle imprese. 

In entrambi i casi, a me pare che si voglia avvantaggiare la parte medio-alta della distribuzione dei redditi ed il settore produttivo (principale bacino di voti della Lega).

La definirei una manovra ispirata ad un liberismo-sovranista: ridurre il carico della pressione fiscale, specialmente per i più ricchi con l’idea che questi siano in grado di generare nuova ricchezza, abbagliando i lavoratori e più poveri con i temi sulla sicurezza (difatti è appena stato approvato il decreto sicurezza bis).  


Il Sole 24 Ore ha pubblicato una raccolta dati fonte Eutekne che concerne il lavoro dipendente dove si descrive per le varie fasce di reddito cosa succede con la trasformazione del bonus Renzi in detrazione fiscale. Cosa cambia e chi viene penalizzato? 

Non sono un fan del bonus Renzi, ma la sua trasformazione in detrazione fa più danni che altro. Infatti, il bonus degli 80 euro è un credito irpef e risulta contabilizzato come spesa fiscale nel bilancio dello Stato e il suo importo automaticamente versato in busta paga dal sostituto d’imposta (datore di lavoro); questo significa che si ha un aumento del salario netto corrispondente all’ammontare del bonus/credito irpef ricevuto. Al contrario, la detrazione agisce sull’ammontare delle imposte nette da versare. L’ammontare delle detrazioni per lavoro dipendente, figli a carico, ecc. agisce sul debito fiscale dell’individuo, tendendo a ridurlo e seguire i principi di progressività. In sostanza, gli importi massimi detraibili sono inversamente proporzionali al reddito imponibile. Tuttavia, questo implica che sono proprio i soggetti appena al di sopra della soglia no-tax (8.000,01) ad avere maggiori detrazioni, ma trasformando il bonus Renzi in maggiori detrazioni per 960 euro, questi soggetti rischiano di sforare l’ammontare massimo detraibile e perdere quindi parte o tutto il bonus. 


Gli effetti di questa trasformazione porterebbero chiaramente uno stipendio netto mensile più basso. I più colpiti sarebbero chiaramente le fasce più basse. Ci spiega il meccanismo?

Come anticipato, le detrazioni vanno a ridurre l’imposta lorda determinando l’imposta netta. 

Tuttavia, affinché le detrazioni possano essere godute completamente è necessario che vi sia capienza fiscale: il debito fiscale (il totale di imposte da pagare) deve essere superiore all’ammontare detraibile. In questo senso, appare evidente che la capienza fiscale dei soggetti appena sopra la no-tax area sia limitata rispetto a chi percepisce redditi imponibili maggiori.

Ne consegue che i soggetti con capienza fiscale minore sono coloro a più alto rischio nel veder perso/ridotto il bonus Renzi qualora fosse trasformato in detrazione proprio perchè non hanno sufficiente capienza fiscale e l’ammontare delle detrazioni supererebbe l’imposta lorda.

Insomma, trasformare il bonus in detrazione significherebbe una riduzione dei redditi netti per coloro che si trovano nei primi percentili di contribuzione Irpef.  


Per far fronte a questa situazione si parla di una sola possibilità: aggiungere risorse. E’ possibile nell’attuale situazione italiana?

L’idea della Lega è quella di una detrazione fiscale o contributiva (in questo caso si parla più correttamente di decontribuzione). Tuttavia, anche in questo caso di decontribuzione vale lo stesso discorso sopra-citato: la capienza. Individui con più basso reddito o con discontinuità contributiva versano contributi più bassi col rischio di non riuscire a coprire l’intero bonus di 960 euro. Per evitare queste penalizzazioni l’alternativa sarebbe coprire la differenza che si perderebbe con un ulteriore (mini)bonus e quindi ricorrendo a spesa pubblica. Aggiungere risorse a parità di bilancio è possibile, certo, sottraendole da altre voci di bilancio però.

Questo significa andare a recuperare da altre voci di spese sociali per una rimodulazione dell’Irpef nella direzione di preparazione alla flat tax e avvantaggiare i più ricchi. 


Come definirebbe dal punto di vista della teoria la politica economica del governo gialloverde. Ci sono dei rischi per il nostro welfare? 

Come detto, per me l’impianto economico dell’attuale governo segue la falsa riga di quello precedente, basti guardare alla politica degli sgravi alle imprese e la poca incisività sul mercato del lavoro cui unica proposta è il salario minimo, ma con la Lega che impone che i costi non vengano scaricati sulle imprese (di nuovo, secondo l’idea comune tipicamente liberale che sono unico soggetto in grado di generare lavoro e ricchezza) ed anche il reddito di cittadinanza in concreto è un reddito di inclusione potenziato. La differenza fondamentale rispetto alle ricette liberali precedenti è il tratto sovranista che funge da specchio per le allodole per i più deboli che concentrati sull’immigrazione e sicurezza, possono non accorgersi che in realtà il governo si appresta a ridurre le risorse disponibili per le spese sociali. In caso di flat-tax, checchè ne dicano i sostenitori, il gettito fiscale si ridurrebbe, come coprire i servizi pubblici? 


Secondo lei cosa penserebbe l’economista liberal democratico Alan Krueger leggendo il testo della manovra finanziaria, flat tax inclusa?

Krueger sarebbe stato principalmente interessato agli interventi in tema di mercato del lavoro (in particolare del salario minimo). Tuttavia, ha sempre ammesso chiaramente gli effetti distorsivi dei cambiamenti dei regimi fiscali e nello specifico delle riduzioni delle aliquote marginali sui redditi più alti, sulla disuguaglianza. In un discorso al Center for American Progress nel 2012 ha affermato che i cambiamenti dei regimi fiscali hanno beneficiato i più ricchi contribuendo fortemente all’impennata della disuguaglianza.

 

 

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