L'India e la geopolitica on demand

L'India e la geopolitica on demand

Intervista di Antonella Vitelli a Ugo Tramballi, giornalista e Senior Advisor dell'ISPI

Un giacimento di 5,9 milioni di tonnellate di litio quello scoperto in India nelle province di Jammu e Kashmir. L’annuncio viene dato il 10 febbraio mediante un tweet del Ministero delle Miniere indiane che afferma che se le successive esplorazioni confermeranno l’entità del giacimento il paese si troverà in casa le settime riserve al mondo di una risorsa fondamentale nei comparti delle batterie, pannelli solari e veicoli elettrici. L’annuncio arriva proprio qualche giorno prima della decisione dell’UE che sancisce che dal 2035 tutte le nuove auto e i veicoli leggeri venduti nell’Unione non dovranno produrre emissioni di CO2, quindi niente benzina e diesel. In questa chiave appare ancor più cruciale seguire la strada dell’elettrico e con essa quella di elementi minerali capaci di alimentarlo. Attualmente il 91% delle terre rare usate dall’Europa arrivano dalla Cina, l’entrata in scena di altri player globali potrebbe rappresentare un importante passo per superare quello strapotere cinese sul litio che secondo diversi commentatori può ostacolare il passaggio dell’Occidente ai veicoli elettrici. 

Ma che paese è oggi l’India? In Occidente sono due le questioni che stanno rimbalzando sulla stampa internazionale, una concerne le minacce alla libertà di stampa indiana da parte del premier Modi un’altra i fatti del Gruppo Adani accusato di "aver tirato fuori la più grande truffa nella storia aziendale". E’ davvero questo  il paese più titolato ad essere l’antagonista della Cina? I fatti, sostanzialmente dicono sì. L’India del 2023 appare come un player internazionale dalle immense possibilità. Stiamo parlando del Paese più popoloso sulla terra, la quinta economia mondiale con una grossa fetta di popolazione giovanile, il che non guasta. Ciò nonostante il paese si presenta con una crescita occupazionale deludente, consumi in calo e con una devastazione ambientale tra le più preoccupanti. Burocrazia e infrastrutture sono solo due dei punti problematici che allontanano gli investitori, nonostante ciò ci sono proiezioni positive secondo cui l'India, ora n. 5, sarà la terza economia mondiale entro il 2030, dietro solo a Stati Uniti e Cina.

Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti d'America Janet Yellen In una recente visita in India ha affermato che gli USA vogliono "diversificare" i rapporti commerciali per evitare problemi nella catena di approvvigionamento e individuano proprio nell'India un possibile partner di fiducia. Gli Stati Uniti vorrebbero con l’India  legami più stretti, ma la consapevolezza della lunga relazione economica dell'India con la Russia è per gli americani sempre più problematica soprattutto ora, con conflitti importanti in atto. Dalla più grande democrazia del mondo ci si aspetta anche qualcosa di più di un equidistanza su conflitti “caldi” come quello in Ucraina. È dai tempi della guerra di Corea che l’India non prende le parti di nessuno dei contendenti. Una neutralità che appare come una dichiarazione di vicinanza a Mosca. Ma come poteva essere diversamente visto l’estremo bisogno di petrolio russo a buon mercato per sostenere una crescita annuale del 7%? L’India insieme alla Cina è apparsa da subito come grande acquirente di greggio russo  e vista la grande domanda interna e le loro vaste raffinerie i due paesi si presentano come determinanti per stabilire i prezzi del petrolio.

Quindi l’India di Modi da che parte sta?

Difficile da stabilire- dice Ugo Tramballi - dal punto di vista delle alleanze, non parlerei di alleanze.  L’india di Modi ma anche di Indira Gandhi e Jawaharlal Nehru non ha mai aderito ad alleanze formali, anche quando per esempio Indira era vicina all’Urss. L’India non ha aderito alle sanzioni contro la Russia ma non ha nemmeno dato armi a Putin. Il mondo di oggi con la Cina nei panni di nuovo player globale è più complesso di quello dei blocchi e di fronte a queste crescenti complessità l'atteggiamento dell’India sembra essere quello di una democrazia con un’idea geopolitica on demand. L’India ha fatto esercitazione in Siberia con Russia e Cina poi con gli Usa in Himalaya. Con la Cina ha rapporti importanti, interscambio di alto livello. Con la Russia ha rapporti commerciali e ha aderito a partnership importanti con Giappone, Australia e Usa per il contenimento di Russia e Cina ad esempio. Decisioni provvisorie, on demand per l’appunto.

Gli Stati Uniti sembrano essere più decisi nello stabilire di partnership tecnologiche  con l’India. Questo interesse può rappresentare la fine dei tentennamenti nelle posizioni di Modi? Iphone 14 verrà prodotto in India. E’ una svolta?

L’india ha uno sviluppo tecnologico attivo, ha uno sviluppo farmaceutico molto importante e può contare su una vasta popolazione giovanile. La crescita del paese è tra i 7 e 10%. Per quanto riguarda i rapporti con le aziende stranieri c’è da ricordare che Google, General Motors, Amazon ad esempio si sono ritirati dall'India perché qui al di là dei problemi delle infrastrutture vige un'industria privata familiare molto forte e diffidente nei confronti delle industrie straniere. 

Altro dato: in India esiste una forte burocrazia. Rispetto alla Cina, che  resta un Powerhouse molto più produttiva, investire in questo paese vuol dire affrontare tutta una serie di passaggi a livello centrale e locale.

La Cina però non pare esente da problemi. Pechino sta vivendo un “momento Lehman Brothers” nel mercato immobiliare e il paese è alle prese con una imponente crisi demografica dietro la quale, come spiega Yi Fuxian, Professore in ostetricia e ginecologia presso l'Università del Wisconsin-Madison nonché 'autore di Big Country with an Empty Nest, ci sono ragioni sia fisiologiche che culturali. Yi Fuxian parla di un rimodellamento dell'economia cinese derivato dalla politica del figlio unico che ha aumentato drasticamente il costo per allevare i figli. Il reddito disponibile delle famiglie cinesi è pari solo al 44% del suo PIL , rispetto al 72% negli Stati Uniti e al 65% nel Regno Unito . Il mercato immobiliare cinese è stato valutato a quattro volte il PIL del paese nel 2020, mentre il mercato immobiliare americano è valutato a 1,6 volte il PIL. Ciò nonostante la middle class cinese si presenta con un forte potere d’acquisto rispetto a quella dell'India nella quale  il PIL pro capite è solo un quarto di quello della Cina.

Nouriel Roubini, Professore emerito di economia presso la Stern School of Business della New York University, nota che quel modello che ha guidato la crescita dell'India è diventato col tempo un motivo di limitazione e minaccia alla sua crescita. Il paese mediante le sue politiche tariffarie si muove verso un atteggiamento protezionistico che gli impedisce di diventare più competitivo nelle esportazioni. Diverse simulazioni dell'OCSE suggeriscono che se l'India tagliasse le tariffe e le misure non tariffarie che limitano il commercio del 20% e migliorasse l'agevolazione degli scambi, la produzione interna aumenterebbe di circa il 3% e le esportazioni del 14% così creando posti di lavoro soprattutto nel settore manifatturiero. Un problema non da poco è rappresentato da grandi conglomerati capitalisti tipo Afani che ha avuto una rapida crescita grazie all’amicizia con il Governo. La crisi finanziaria asiatica degli anni Novanta ha messo in evidenza come una politica troppo vicina ad un capitalismo clientelare danneggia la crescita della produttività ostacolando la concorrenza e aumentando la disuguaglianza.  

Tramballi sul NYTimes si è parlato di rischi per la tradizionale stampa libera indiana. Cosa sta succedendo nel paese? 

Il Governo di Modi è al secondo mandato e nel 2024 sicuramente si riconfermerà. Questo dato va letto alla luce di due elementi. Il primo è che l’India è un paese talmente tanto diverso e grande dove è quasi impossibile compiere un colpo di stato; il secondo ha a che fare con la mancanza di una seria opposizione nazionale. Come è accaduto per i laburisti israeliani e come succede spesso anche da noi in India si sente l’assenza di un partito nazionale che sappia fare opposizione e proporre una strada alternativa. Esistono opposizioni locali ma a livello nazionale si sente la mancanza di un'alternativa.

Lo scrittore Shashi Tharoor recentemente ha evidenziato quanto fosse stato immaturo e aggressivo  l’atteggiamento del Governo Modi rispetto ad un documentario intitolato "India: The Modi Question” mandato in onda dalla BBC. Il Premier ha parlato di tradimento delle tradizioni indiane, di discredito pilotato sul paese confermando che questo è proprio il tempo delle verità manomesse e dei leader "aggressivi" e "piagnoni". Nel tempo di "tutti hanno ragione" non importa aver ragione. Altresì è fondamentale costruire metodicamente il torto altrui, anche se la base sulla quale si poggia è la sola percezione, questa sì pilotata. 

 

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