Di poche ore fa la notizia dei nuovi dati sul vaccino Moderna. “Entusiasmanti” li ha definiti Roberto Burioni e a quanto pare lo sono davvero poiché la vaccinazione non solo sembra bloccare gli effetti nefasti del Covid-19, ma mostra anche una spiccata capacità nel blocco del contagio, come era accaduto qualche decennio fa con il virus della poliomelite. Ne abbiamo parlato con il Professor Mario Clerici, Titolare della Cattedra di Immunologia dell’Università degli Studi di Milano.
Professore è di qualche ore fa la notizia trasmessa con grande entusiasmo dagli esperti Usa dell'Fda circa le possibilità del vaccino Moderna di bloccare la trasmissione del virus. Cosa ci dicono questi dati?
Sì, possiamo dire che Moderna risponde bene come Pzifer. Entrambi i vaccini hanno dimostrato di avere importanti effetti preventivi e terapeutici. Entrambi i vaccini sono capaci di bloccare gli effetti nefasti del virus e la trasmissione. Sono dati importantissimi che lasciano ben sperare per il futuro.
La conseguenza sul blocco di trasmissione del virus porta immediatamente una riflessione sui soggetti dai quali partire nella vaccinazione. Le dosi come sappiamo in una fase iniziale saranno limitate. Secondo lei da chi si dovrebbe partire e quali sono i criteri da seguire per bloccare il più possibile il virus sia dal punto di vista della trasmissione sia dal punto di vista degli effetti nefasti?
Io sono mesi che dico che è più saggio, viste le poche dosi, vaccinare prima i soggetti più esposti, i giovani. Sono loro che hanno una vita sociale più attiva e di conseguenza maggiori probabilità di infettarsi e di infettare. Vaccinare un giovane vuol dire proteggere un numero più alto di persone. In questo momento mi sembra la scelta migliore da compiere.
Questo discorso chiaramente è vincolato ai dati relativi al blocco di trasmissione.
Si esattamente. Il blocco di trasmissione dei dati che abbiamo c’è. Poi è questo che deve fare un vaccino. Il suo scopo non è semplicemente curare, ma bloccare la trasmissione.
Dalla somministrazione del vaccino quanto tempo si deve aspettare per l’immunità?
Il Coronavirus si comporta come altri virus e ragionevolmente la risposta immune primaria parte intorno ai 7-9 giorni.
Spesso si tende ad assimilare il vaccino anti Covid a quello dell’influenza che si fa ogni anno. E’ sbagliato?
Si, l’influenza muta ogni anno, i coronavirus non cambiano e le varianti che abbiamo visto nel Covid sono diverse, ma anche piccole ed incapaci di influenzare la risposta immunitaria. Questo è un bene. Pensi se ci fossimo trovati di fronte ad un virus che cambia costantemente.
Professore ritornando alla ricerca italiana. A che punto sono Astrazeneca e quello dello Spallanzani? Quanto è fondamentale il loro contributo e su Astrazeneca si è detto tanto negli ultimi mesi. Una ultima dichiarazione di qualche giorno fa parla di un’efficacia di questo in una popolazione sotto i 55 anni. E’ ragionevole scegliere a monte il vaccino e il target a cui è diretto?
Assolutamente si. I trial di Pfizer e Moderna sono stati fatti anche nei giovanissimi con risultati incoraggianti. Astrazeneca è un vaccino differente ha fatto un pò di pasticci nel trial, ma arriverà e lo stesso vale per quello dello Spallanzani. Anche se non so dal punto di vista del business quanto convenga continuare ad operare in un campo già occupato da altri. Spero di sì onestamente, più abbiamo e prima ne usciamo.
Professore il vaccino Covid-19 a suo parere va reso obbligatorio?
Si secondo me si, ma io sono un immunologo.. A San Marino vogliono incentivare ad esempio la vaccinazione facendo ricadere i costi di una eventuale infezione sul singolo.
Professore quando potremo tornare alla vita normale?
Se partiamo subito e riusciamo a vaccinare almeno il 50% della popolazione entro l’estate potremo iniziare a respirare. Ragionevolmente credo e spero entro l’autunno del 2021.
Tutto questo con le sole dosi Pfizer e Moderna?
Per ora si. La difficoltà sta nel costruire un vaccino, nel momento in cui tutto procede bene e c’è l’approvazione si può facilmente moltiplicarlo su ampie scale. E’ un processo molto semplice, la problematica più grossa inaspettatamente sta nell'accelerare la produzione di fialette di vetro nelle quali mettere il vaccino, ma l'industria farmaceutica ha la possibilità di fare questo sforzo miracoloso.
E l’Ema? Professore non ritiene che le tempistiche di approvazione siano un pò troppo allungate?
Assolutamente sì, hanno fatto bene Germania ed Italia a chiedere un'accelerazione. E’ fondamentale che questo passaggio avvenga il prima possibile e non ci sono motivi per ritardare ancora. Ne va della credibilità dell’ente.