"Serve una tecnologia per l'effetto serra".

"Serve una tecnologia per l'effetto serra".

L'ultimo rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change ci dice che alcuni dei drastici cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo in questi giorni sono ormai irreversibili. Questi colpiranno ogni regione, come dimostrano le recenti ondate di calore, incendi e inondazioni e di conseguenza danneggeranno anche gravemente molte specie naturali e influenzeranno negativamente le possibilità e le condizioni della vita umana. Mantenere il riscaldamento globale ad un livello gestibile, stiamo parlando comunque di un obiettivo inferiore a quello decretato dell'accordo di Parigi sul clima del 2015, richiederà sforzi non da poco anche considerando la devastazione sociale generata dalla pandemia. Quel che vediamo oggi è la coda lunga di un fenomeno che già si è innescato negli anni 70. Eventi  atmosferici inaspettati saranno sempre di più e sempre più a livelli inattesi. A lanciare l'allarme c'è il sesto rapporto dell’Ipcc, di cui è coautrice Claudia Tebaldi, ricercatrice che ha lavorato al National Center for Atmospheric Research in Boulder, Colorado, fino al 2019, e adesso è al Pacific Northwest National Laboratory, presso il Joint Global Change Research Institute, in Maryland.

Claudia qual è il meccanismo che sta dietro al riscaldamento globale? E qual è la relazione che ne deriva con fenomeni come la siccità e le inondazioni? 

Il meccanismo e' l'effetto serra, il fatto che l'anidride carbonica e altri gas serra nella nostra atmosfera trattengono parte del calore che la superficie terrestre riflette dopo essere illuminata dal sole. L'effetto e' responsabile per la vivibilità del nostro pianeta, che senza quest'effetto sarebbe troppo freddo. Il problema e' che con le nostre emissioni stiamo aumentando questo effetto, perché stiamo aumentando la quantità di anidride carbonica e altri gas a effetto serra nell'atmosfera con l'uso di petrolio e carbone, principalmente.
Più gas a effetto serra nell'atmosfera, più calore rimane. Un aspetto del problema che a volte non si menziona è che:
l'anidride carbonica nell'atmosfera rimane per un tempo lunghissimo, molte centinaia, migliaia d'anni, per cui quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare "rimane con noi praticamente per sempre" a meno che non troviamo il modo di riassorbire questi gas dall'atmosfera.
Prima di tutto chiariamo che la temperatura media globale sta aumentando per riflessione della temperatura che si sta alzando a livello locale. La media globale e' semplicemente una utile sintesi, un termometro di quello che succede sulla superficie terrestre, e sugli oceani a livello locale. 
Quindi riscaldamento globale significa che, nel corso dei decenni, con l'accumulo di anidride carbonica nell'atmosfera, le temperature locali stanno cambiando in quella direzione. Gli effetti sul comportamento della pioggia sono in buona misura effetto del riscaldamento stesso. Temperature più alte significano maggior evaporazione dai corpi d'acqua (oceani) ma anche dalla superficie terrestre. Quindi c'é in generale più vapore acqueo "disponibile" e quando l'aria e' più calda può contenere vapore acqueo in maggior misura. Naturalmente dove piove si innalza la probabilità che piova più intensamente, perché c'é più "disponibilità" di vapore acqueo nell'atmosfera. Nelle regioni già aride, dove la circolazione non porta pioggia già in condizioni normali, l'aumento della temperatura causa siccità più intense, causando maggiore evaporazione di quel poco d'acqua che é disponibile in queste regioni. 

Come funzionano i modelli che consentono di studiare il clima, ma soprattutto quali sono le caratteristiche dell’ultimo, preoccupante, rapporto IPCC di cui è co-autrice?

I modelli che vengono usati per studiare il clima a livello globale sono programmi di computer estremamente complessi che riflettono le leggi della fisica, chimica, e negli ultimi anni anche biologia perché adesso rappresentano anche la vegetazione e i processi oceanici di dissoluzione dell'anidride carbonica. ). Io li penso un po' come "surrogati" del nostro pianeta, che possiamo usare facendo esperimenti che non possono essere condotti sul nostro pianeta. Per esempio, possiamo far "girare" questi modelli senza imporre l'aumento dei gas serra, e studiare come il clima si sarebbe comportato in assenza delle nostre azioni. Questi modelli sono estremamente costosi dal punto di vista computazionale. Milioni di linee di programma. Usano "supercomputers". Sono il risultato di decenni di studio e modellistica e centinaia e centinaia di scienziati che lavorano ai diversi aspetti. 
Riguardo al rapporto, una delle maggiori caratteristiche é il livello di dettaglio regionale che l'analisi ha prodotto, sia come documentazione degli effetti del cambiamento globale che stiamo vivendo nel presente, sia come proiezioni dei futuri alternativi a cui l'umanità si trova di fronte, dipendendo dalle scelte che facciamo in termini di frenare le nostre emissioni più o meno. 

Per la prima volta in Europa, a Siracusa, è stata registrata una temperatura di 48,8 gradi. Cosa sta accadendo nel Mediterraneo e perché questo bacino e’ indicato come “area ad alto rischio”? 

Il Mediterraneo e' davvero ritenuto un "hot spot". I vari modelli, che a volte possono non andare d'accordo, nel caso del Mediterraneo non sembrano avere dubbi. Il maggiore problema é l'effetto delle temperature che diventano più alte combinato con un aumento della siccità. Alcuni studi hanno rivelato che si forma un ciclo vizioso quando il suolo si inaridisce, le temperature salgono e viceversa. Molte zone del Mediterraneo sono vulnerabili rispetto a questi fenomeni di interazione tra l'atmosfera e la superficie terrestre. 

Concretamente cosa dovrebbero fare i singoli e quanto può essere determinante uno sforzo individuale, adesso, ora? 

Qui sconfiniamo nell'opinione personale. Concretamente, il rapporto dice che rallentare il riscaldamento con i limiti di 1.5 e 2 in mente  va oltre le azioni personali e richiede uno sforzo sistematico e collettivo presto e molto sostanziale. Il termine "trasformativo" viene usato, non gratuitamente, ma il mio parere personale é che tutti, come abitanti  di questo pianeta abbiamo una responsabilità (o due). Personalmente direi sia importante avere un attitudine di rispetto per il nostro ambiente, evitare gli sprechi (tutta quella plastica!!), cercare di minimizzare il consumo che non é necessario. Ma come individui, secondo me, la nostra responsabilità principale e' di essere informati, razionali, di riporre la nostra fiducia nella scienza e nella tecnologia, e quando e' ora di scegliere i nostri rappresentanti, a tutti i livelli, di scegliere persone che praticano lo stesso tipo di attitudine.

A novembre a Glasgow ci sarà la Cop26. Quali sono le sue aspettative rispetto a questa conferenza e quali dovrebbero essere le linee guida da praticare fin da subito? 

Il rapporto ha l'obiettivo di fornire a coloro che saranno a Glasgow per negoziare la migliore informazione possibile su cui basare quelle decisioni. 
 

Da alcuni sui interventi sui media internazionali emerge che la questione chiave sta nel riassorbimento dell’effetto serra. Come si concretizza questo obiettivo? In che modo possono coadiuvare la causa i singoli consumatori e le scelte dei governi? 

Se la tecnologia ci consentisse di assorbire al momento della produzione, o riassorbire dall'atmosfera, l'anidride carbonica questo ci consentirebbe di continuare ad usare energia basata su petrolio, gas e carbone.
Ci sono settori in qui tagliare l'uso di quei tipi di energia e' più difficile (trasporto aereo, per esempio).  Non solo, ma ci sono paesi in via di sviluppo a cui i paesi avanzati non possono chiedere di limitare l'uso dell'energia in buona fede, per cui mitigare gli effetti dell'uso diventa importante.
Queste tecnologie sono in via di sviluppo, ma non ne abbiamo ancora che possono avere effetti alla scala necessaria per fare la differenza. Dobbiamo sperare che la tecnologia avanzi. E se rallentiamo il riscaldamento globale naturalmente abbiamo più tempo per questi sviluppi (e meno problemi da moderare). 
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