A cura della redazione, 5 maggio 2025
Mentre gli Stati Uniti affrontano la più grande epidemia di morbillo degli ultimi 25 anni, una decisione del segretario alla salute Robert Kennedy Jr sta facendo discutere la comunità scientifica. Come riportato da Teddy Rosenbluth sul New York Times, Kennedy ha ordinato alle agenzie sanitarie federali di esplorare nuovi potenziali trattamenti per il morbillo – comprese vitamine e integratori – anziché rafforzare la campagna vaccinale.
L'epidemia, partita dal sud-ovest del Paese, ha già causato oltre 930 casi e due decessi, colpendo in particolare comunità con bassi tassi di vaccinazione. Eppure, anziché promuovere con decisione il vaccino MMR (morbillo, parotite e rosolia) – efficace al 97% – Kennedy ha deciso di destinare nuove risorse alla ricerca di terapie alternative.
Molti esperti ritengono questa scelta pericolosa. Una epidemiologa della Brown University, avverte che mettere l'accento sui trattamenti può trasmettere un messaggio fuorviante, inducendo le persone a pensare che il vaccino non sia necessario. "Non vogliamo inviare il segnale che non devi vaccinarti perché tanto c'è una cura", ha dichiarato.

In realtà, decenni di ricerca non hanno prodotto alcun trattamento miracoloso per il morbillo. Secondo Michael Osterholm, epidemiologo dell'Università del Minnesota, il virus può causare complicanze gravissime, come polmonite o encefalite, e il trattamento standard resta il supporto clinico di base: antipiretici per la febbre, ossigeno, fluidi per via endovenosa.
Il portavoce dell'HHS, Andrew Nixon, ha difeso la mossa di Kennedy, sostenendo che l’obiettivo è aiutare tutte le famiglie, comprese quelle che scelgono di non vaccinare. Ha precisato che il CDC continua a raccomandare la vaccinazione MMR come principale strumento di prevenzione.
Tuttavia, i dubbi restano. Kennedy ha inviato messaggi ambigui durante l'emergenza: in alcune dichiarazioni ha definito il vaccino "efficace", in altre ha espresso dubbi sulla sua sicurezza, affermando che "molti di questi prodotti non sono stati adeguatamente testati". Il danno di questi messaggi contraddittori si è già fatto sentire nelle comunità colpite, come quella mennonita del Texas occidentale. Nonostante Kennedy abbia parlato di "obiezioni religiose" alla vaccinazione, gli storici e gli esperti confermano che non esistono divieti religiosi tra i mennoniti; la vera causa del rifiuto vaccinale è la disinformazione, spesso amplificata proprio dalle posizioni espresse da Kennedy.
Inoltre, la promozione di rimedi non scientificamente provati, come l’olio di fegato di merluzzo e l'assunzione incontrollata di vitamina A, ha avuto effetti pericolosi. Diversi bambini, riferiscono i medici locali, hanno ricevuto dosaggi tossici di integratori, ritardando il ricorso alle cure mediche necessarie.
Jonathan Temte, ex presidente del comitato consultivo sui vaccini del CDC, ha criticato duramente l'approccio di Kennedy, paragonandolo a "incentivare cattive abitudini sanitarie" mentre si promettono soluzioni miracolose a posteriori. In passato, informazioni chiare sui vaccini avevano permesso di contenere focolai anche in contesti inizialmente ostili. L'impressione, oggi, è che Kennedy stia invertendo quel percorso virtuoso.
La situazione solleva interrogativi seri non solo sulla gestione immediata dell’epidemia, ma anche sulla futura credibilità delle istituzioni sanitarie federali. Gli esperti avvertono che, senza un chiaro sostegno al principio della vaccinazione preventiva, si rischia di allargare ulteriormente la frattura di fiducia tra cittadini e autorità sanitarie, alimentando nuove resistenze proprio mentre emergono minacce infettive su scala globale.
Kennedy ha promesso che i nuovi studi esploreranno possibili combinazioni di farmaci e vitamine, in collaborazione con università e centri di ricerca. Ma la comunità scientifica resta scettica: il morbillo è una malattia virale altamente contagiosa per la quale la prevenzione è l’unica difesa realmente efficace. Continuare a cercare cure miracolose rischia di distrarre risorse preziose da campagne vaccinali che hanno già dimostrato, in decenni di dati, la loro insostituibile efficacia. In un momento così delicato, la leadership nel campo della sanità pubblica dovrebbe essere ispirata alla scienza consolidata, non a teorie alternative che minano i successi duramente conquistati nella lotta alle malattie infettive.