Il mondo che verrà. Formazione, lavoro e futuro. Intervista all'Assessora Armida Filippelli

Il mondo che verrà. Formazione, lavoro e futuro. Intervista all'Assessora Armida Filippelli

Intervista di Gioconda Fappiano, Napoli, 31 ottobre 2020

Vice Segretario Regionale del Partito Democratico, Armida Filippelli proviene dal mondo della scuola ed è la nuova Assessora alla formazione professionale nella giunta Regionale della Campania guidata da Vincenzo De Luca. Un Assessorato chiave il suo, una sfida aperta in una regione in cui molti giovani sono disoccupati o privi di formazione alcuna e molti adulti stanno affrontando emergenze lavorative gravi che portano alla perdita del posto di lavoro e all’urgenza di una riconversione professionale.         

Assessore Filippelli, cominciamo con l’attualità stringente. Stamattina lei ha partecipato ad un’assemblea degli operai Whirlpool di Napoli ai quali è stato notificato tramite sms il licenziamento da parte dell’azienda con decorrenza dal primo novembre dopo diciotto mesi di scioperi, manifestazioni, presìdi. Com’è il clima tra i lavoratori?

Ho incontrato gli operai della Whirlpool per portare loro la vicinanza e il sostegno da parte del presidente De Luca.  Voglio subito dirle che i lavoratori della Whirlpool di Napoli sono persone con una grandissima dignità, vittime di una multinazionale predatrice che viene meno ad accordi presi in precedenza. Lo stabilimento napoletano, dislocato nell’area orientale della città, è altamente produttivo, fatto di eccellenze che realizzano un prodotto  (lavatrici ndr.) di alta gamma che si vende benissimo ma che si vuole venga realizzato all’estero e in altre parti d’Italia .  Fortunatamente per solidarietà nei confronti dei colleghi di Napoli che hanno perso il posto di lavoro,  gli operai di altri stabilimenti si stanno rifiutando di fare lo straordinario  per  assolvere a questo compito. La lotta dei lavoratori napoletani va assolutamente sostenuta per non desertificare industrialmente Napoli e per non lasciare senza lavoro 350 operai con le loro famiglie, più alcune centinaia di persone che vivono dell’indotto. Perdere il lavoro in momento così difficile è una tragedia. Aggiungo che gli operai napoletani non intendono vivere di sostegno economico, sono orgogliosi del loro lavoro e di produrre prodigandosi con tutte le loro competenze come hanno sempre fatto.

Nella giunta regionale della Campania lei ha la nomina alla Formazione Professionale, un settore per così dire di “supporto al futuro” perché riguarda il destino lavorativo di tanti giovani. E’ l’incarico che desiderava?

Considero questo incarico una bella sfida, con una materia attinente a quello di cui mi sono sempre dedicata,  avendo lavorato come dirigente scolastica ed essendomi sempre occupata di istruzione e formazione.  Tra le altre cose voglio ricordare che ho organizzato corsi aperti agli adulti su come affrontare problemi legati alla genitorialità fragile, l’esperienza dei “nidi di mamma “realizzati per le donne dei quartieri spagnoli e i corsi organizzati per formare personale socio-sanitario per i malati di Alzheimer fornendo sempre ai corsisti una formazione di alta qualità affidata a specialisti del settore. Il discorso qualitativo ritengo sia importante per motivare e orientare i giovani, verso percorsi lavorativi e di vita che diano loro belle soddisfazioni, soprattutto per quelli che vengono da contesti più disagiati. Questo si può fare favorendo da una parte lo sviluppo delle cosiddette skill-life, cioè quella gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che su quello sociale, dall’altra di saperi e competenze che consentano eventualmente di poter proseguire negli studi.  Acquisire una formazione versatile e positiva, grazie alla quale si possono affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana, credo sia uno degli obiettivi più importanti di una buona formazione.

Il settore professionale contempla la formazione professionale, di competenza regionale e affidata perlopiù ad agenzie formative accreditate private, e l’istruzione professionale che è di competenza della scuola pubblica statale. Lei è stata dirigente scolastica per tanti anni. Come vede questo doppio canale educativo? Non pensa che forse andavano potenziati di più gli istituti professionali di stato, piuttosto che destinare risorse economiche per corsi erogati da enti privati? Perché un giovane dovrebbe scegliere di seguire un corso regionale piuttosto che frequentare la scuola?

La formazione professionale non è destinata solo ai giovani che abbandonano precocemente la scuola, ma è anche utile alla riconversione di chi perde il posto di lavoro o ha la necessità di aggiornarsi e di riqualificarsi. Penso al life long learning che ha come scopo quello di modificare o sostituire un apprendimento non più adeguato rispetto ai nuovi bisogni sociali o lavorativi, in campo professionale o personale. Penso ad esempio alle competenze digitali che devono essere oramai estese a tutti. La formazione regionale è molto attenta ai mutamenti in atto nel mondo del lavoro ed è capace di fornire risposte più immediate. E’ chiaro che per me i ragazzi devono frequentare la scuola e l’obbligo scolastico dovrebbe essere esteso fino ai diciotto anni come nel resto d’Europa, ma là dove l’evasione scolastica è alta- è il caso della Regione Campania-  è necessario attivare altri canali formativi per giovani che altrimenti non potrebbero mai essere inseriti in contesti lavorativi, o che potrebbero cadere facilmente in mano alla criminalità organizzata. Certo l’intervento di scolarizzazione sulle nuove generazioni dovrebbe essere attento e mirato fin dall’asilo nido e dalla scuola dell’infanzia che dovrebbero funzionare al meglio, fornendosi di ulteriori figure professionali di supporto alla crescita del bambino in maniera tale da non creare gap di ordine sociale e culturale. Successivamente diventa molto difficile in ambito scolastico agire su adolescenti che non sono stati opportunamente seguiti nelle prime fasi della loro crescita e che presentano devianze.

Nel suo programma di lavoro ha pensato di promuovere tipologie professionali mirate alla formazione delle donne per facilitarne l’ingresso nel mondo del lavoro?

Le donne sono da sempre una risorsa inesauribile di competenze sia in famiglia nel lavoro di cura, sia nell’ambito lavorativo propriamente detto. Ultimamente però in piena pandemia sono quelle che pagano maggiormente lo scotto del momento tragico che stiamo vivendo. Penso ad esempio a tutte le mamme lavoratrici che devono anche seguire i bambini a casa per la didattica a distanza e che per questo hanno  ulteriori difficoltà  sul posto di lavoro o addirittura sono costrette a lasciarlo.  Sicuramente l’attenzione verso il mondo femminile è alta e mi auguro che una bella fetta dei fondi del Recovery Fund sia destinata a progetti che tendano ad eliminare la disparità di genere. Certamente da parte mia c’è l’intenzione di esplorare tutte le strade percorribili per attuare piani formativi al femminile, tenendo conto che il mondo della formazione attraversa trasversalmente l’istruzione, il lavoro, l’università, la ricerca con cui bisogna essere in continuo contatto per operare al meglio nel delineare percorsi che abbiano un sicuro sbocco lavorativo.

Il presidente De Luca in campagna elettorale ha parlato di 10 + 1 progetti per Napoli. La sua nomina ad assessore è stata accolta con entusiasmo nel Sannio data la sua provenienza da questa terra. Accanto ai progetti per Napoli, pensa dunque di portare sul tavolo regionale proposte per lo sviluppo delle aree interne quasi sempre poco attenzionate e marginalizzate negli investimenti a favore delle aree costiere? A tale scopo pensa sia proficuo collaborare con le altre espressioni politiche sannite presenti nella Giunta e nel Consiglio Regionale?

Come vice-segretaria regionale del Partito Democratico già mi sto occupando di coordinare forum tematici ai quali partecipano persone provenienti da tutta la regione che rappresentano in quella sede le loro esigenze, i loro problemi, le loro necessità. Anche se su Napoli c’è una conurbazione enorme che richiede molto risorse, la regione Campania deve essere una regione multicentrica in cui ci sia spazio per rispondere alle aspettative delle altre realtà territoriali. La crisi che stiamo vivendo è data da una pandemia che ci indica che le contaminazioni da virus si sviluppano più facilmente nelle aree più popolate, a più alta produttività e quindi più rischio di inquinamento atmosferico. Nessuna crisi va sprecata e questo credo sia il momento per un rilancio delle zone interne. La situazione attuale infatti suggerisce il decongestionamento delle aree metropolitane a favore di queste zone lavorando prioritariamente alle infrastrutture e ai trasporti per creare le condizioni necessarie perché questo avvenga. Ciò andrebbe a vantaggio anche della promozione turistica del patrimonio storico, artistico e culturale di territori interni meravigliosi ma poco conosciuti. Per questo spero di poter realizzare dei progetti con l’assessore regionale al Turismo, professore Felice Casucci, anch’egli di origine sannita, che conosce bene come me la ricchezza dei nostri territori fatta tra l’altro di una filiera enogastronomica che meriterebbe di essere sottolineata per l’altissima qualità. E’ da tempo che penso ad esempio di dare vita a delle figure professionali nuove che si occupino appunto di turismo per i nostri territori, di promozione di un brand Campania, puntando sulle eccellenze dell’agricoltura mortificate per lungo tempo dalla cattiva pubblicità data dagli eventi che hanno interessato la Terra dei fuochi che costituisce però solo una parte del territorio della nostra regione. La Campania dispiega potenzialità e tipicità che provengono dalle zone interne che meritano di essere valorizzate e conosciute. Inoltre va rivalutata la produzione e anche l’acquisto di prodotti artigianali campani, dall’abbigliamento al settore calzaturiero, solo per citarne alcuni, tant’ è vero che i grandi marchi della moda utilizzano la manodopera della nostra regione per la realizzazione dei loro capi. Insomma, si tratta di creare sinergie e di mettere in campo progetti produttivi.

Come saranno utilizzati i fondi del Next Generation EU ?

Il cinquanta per cento delle risorse sarà destinato alla transizione ambientale e digitale. Per il resto saranno destinati a sanità, scuola, giustizia e infrastrutture.

A proposito di Sanità, l’attuale pandemia ha fatto rilevare la carenza di figure professionali in questo campo, soprattutto in Campania. Pensa la Regione possa potenziare l’offerta formativa verso questo settore?

Attualmente mancano medici e infermieri. La pandemia ha fatto scoppiare tutte le contraddizioni presenti nel nostro modello sanitario che va rivisto. Abbiamo constatato inoltre che deve assolutamente essere potenziata la medicina territoriale. In effetti deve essere modificato il modello di welfare finora sostenuto e, in base alle esigenze che emergono, andare a delineare i profili professionali necessari al lavoro. Anche il nostro modello di sviluppo deve subire dei cambiamenti riservando maggiori attenzioni alla prevenzione della salute attraverso la salvaguardia dell’ambiente, utilizzando fonti di energia rinnovabili, modelli di vita sani. Ma questo si potrà fare con un impegno non solo a livello regionale ma con un indirizzo forte da parte del Governo.

Lei è anche vice-segretario regionale del Partito Democratico della Campania. Quanto pesano le sue radici ideologiche nell’espletamento del suo incarico?

Accanto alle mie convinzioni politiche, ci sono forti valori etici presenti nella mia laicità che derivano da una  formazione religiosa ispirata all’humanitas. Per me essere di sinistra significa occuparmi delle disuguaglianze, degli altri e delle loro esigenze, non chiudermi nell’individualismo ma coltivare la condivisione . Alla base di tutto c’è un forte senso di giustizia sociale. Non a caso ho scelto di lavorare come educatrice e di occuparmi non solo culturalmente ma soprattutto umanamente di quei ragazzi che sembravano essere segnati da un destino di illegalità. Infatti per me la scuola, come luogo sacro della Repubblica, deve operare per il superamento delle discriminazioni e delle disuguaglianze di ogni tipo. Per me aiutare gli altri significa aiutare se stessi.

Può anticiparci i contenuti di un suo primo provvedimento come assessore?

Al momento sto studiando e vagliando le possibilità da offrire a chi in questo momento ha perso il lavoro o è in cassa integrazione, offrendo loro nuove competenze e aiuti concreti in questo momento storico difficile ed eccezionale. Soprattutto nelle grandi città ad alto indice di criminalità non bisogna permettersi distrazioni, altrimenti le persone in difficoltà e i giovani potrebbero essere reclutati dalla camorra che potrebbe rappresentare per loro l’unica ancora di salvezza. Purtroppo deve essere ricostruito e difeso tutto un mondo di valori sani calpestati dall’ultimo ventennio che ha proposto falsi modelli di successo basati su un consumismo distruttivo e illusorio. Il mio sogno sarebbe vedere i ragazzi armati di libri.

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