Il salario minimo e la ritrosia italiana

Il salario minimo e la ritrosia italiana

Intervista a Davide Serafin di Antonella Vitelli

Il salario minimo è il livello retributivo stabilito per legge al di sotto del quale i datori di lavoro non possono pagare i propri dipendenti. L'obiettivo principale del salario minimo è quello di proteggere i lavoratori più vulnerabili, garantendo loro un livello minimo di reddito per soddisfare le necessità di base e ridurre l'eventuale sfruttamento da parte dei datori di lavoro.

Le caratteristiche del salario minimo possono variare da paese a paese e possono essere determinate a livello federale, statale o locale. In alcuni paesi, come gli Stati Uniti, vi possono essere diversi livelli di salario minimo a seconda dello stato o della regione. Il salario minimo ha il vantaggio di stimolare l’economia, può aiutare a ridurre il tasso di povertà tra i lavoratori con redditi più bassi e contribuire a ridurre le disuguaglianze e garantire una distribuzione più equa della ricchezza.

Nonostante ciò non tutti i paesi l’hanno adottato come misura, tra questi c’è l’Italia. In Italia, non esiste un salario minimo nazionale e gli stipendi sono fermi agli anni '90. Delle criticità a cui si é aggiunta anche la messa in discussione totale del reddito di cittadinanza, una misura "problematica" che nonostante tutto ha rappresentato una forma di sostegno reale alle fasce più deboli della popolazione. 

La questione dei salari è fondamentale, ma perché nel nostro paese c’è questa riluttanza a stabilire un tetto minimo? Quali sono le motivazioni di questa ritrosia? L’abbiamo chiesto a Davide Serafin – Autore per People di Senza più valore. Indagine sui salari e le retribuzioni in Italia (2019), Schiavi elettrici (2020), Politica! (2021), insieme a Giuseppe Civati di Tax the rich (2021), Dire la verità (2022). Attivista politico, si occupa delle materie economiche e del lavoro nell'ambito del comitato scientifico di Possibile.

Antonio Tajani qualche giorno fa ha dichiarato che: "Il salario non si deve fissare per legge". Perché c’è tanta ostilità verso questa misura che è realtà in tanti paesi?

I casi sono due: o Tajani non conosce il significato di salario minimo oppure usa false argomentazioni per suscitare paure e ostilità tra lavoratori. Sia nel primo che nel secondo caso, farebbe bene a studiare di più. Non serve evocare l'Unione Sovietica: il salario minimo è legge in Europa, in quanto è oggetto di una Direttiva europea approvata a inizio anno, è legge in Francia, Germania e Spagna, ove tranquillamente coesiste con la contrattazione collettiva. La sua ostilità è forse dipesa dalla volontà di farsi portavoce degli interessi di quel potere datoriale che specula sui bassi salari.

IL SALARIO MINIMO IN EUROPA E NEL MONDO

La Germania ha introdotto il salario minimo nel 2015, aumentandolo da €10,45 a €12 l'ora lordi nel 2022, con un ulteriore incremento previsto nel 2024. In Belgio, esiste il GAMMI, reddito minimo mensile medio garantito dal 1975, con un aumento programmato nel 2024. 

L'Olanda ha un salario minimo dal 1969, recentemente aumentato del 10,15%.  

In Irlanda, il salario minimo nazionale è stabilito dal National Minimum Wage Act 2000 ed è destinato a cambiare nel 2026.In Spagna, il salario minimo interprofessionale (SMI) è stato introdotto nel 1963 e recentemente aumentato del 8% rispetto al 2022. In Francia, il salario minimo di crescita interprofessionale (SMIC) è attivo dal 1950 ed è attualmente di €11,52 all'ora.

Nel Regno Unito, esiste il National Minimum Wage Act dal 1998, con importi variabili in base all'età dei lavoratori. La Svizzera non ha un salario minimo nazionale, ma alcuni cantoni hanno implementato salari minimi regionali. Fuori dell'Unione Europea, il Messico ha un salario minimo di €344,93 lordi, in Australia, il salario minimo nazionale è di 21,38 AUD all'ora (circa €13,17). In Argentina, i salari minimi vengono regolarmente adeguati a causa dell'obbligo. In Cina, non esiste uno standard salariale unificato, ma i dipartimenti amministrativi provinciali possono stabilire i propri standard salariali minimi.

Parlare di salario minimo richiama anche ad un problema di gender gap. Giusto?

La questione è semplice e basterebbe rispondere alla domanda: chi sono le persone che ricevono paghe da fame?

Soprattutto donne e giovani, soprattutto dipendenti di piccole o piccolissime imprese, soprattutto al sud.

È una matrice che rispecchia la linea della povertà nel nostro paese. E approvare il salario minimo gioverebbe alla riduzione di una parte del Gender pay gap, il divario retributivo di genere. È successo in Germania, ove il divario retributivo di genere è stato ridotto di due punti (dal 19,6 per cento al 17,1) dal momento dell’introduzione di un salario minimo legale. Secondo una recente analisi (cfr. Mazzon, Bettino, inGenere.it, 2022) il 56% dei beneficiari dell'introduzione del salario minimo in Italia sarebbero donne.

LE POSIZIONI ITALIANE SUL SALARIO MINIMO FINO AD OGGI

Il 4 luglio, i partiti di opposizione, ad eccezione di Italia Viva, hanno presentato il testo base della proposta di legge sul salario minimo. Già nel 2019, il Partito Democratico aveva presentato una proposta simile. In generale, il dibattito sul salario minimo si rinnova nel nostro Paese da diversi anni.

Il recente testo base della proposta è costituito da 8 articoli. In prima parte, si fa riferimento all'articolo 36 della Costituzione, fissando il trattamento economico minimo orario a 9 euro lordi. In seconda parte, si definisce il ruolo di una commissione per l'aggiornamento del valore soglia e il beneficio in favore dei datori di lavoro.

Dall'altra parte, la maggioranza ha presentato un emendamento per evitare la discussione della proposta. Il centrodestra attuale sembra infatti favorevole agli investimenti nei contratti collettivi nazionali (CCNL), che in Italia coprono circa il 97% dei lavoratori.

I sindacati, nel corso del tempo, hanno assunto posizioni diverse sul salario minimo. Il principale sindacato italiano, la Cgil, è stato in passato contrario alla misura, ma con il nuovo segretario, Maurizio Landini, si è schierato a favore della proposta. La stessa evoluzione è avvenuta per il sindacato Uil, mentre il sindacato Cisl mantiene la posizione di contrarietà. Anche la posizione di Confindustria è stata altalenante nel tempo, ma recentemente si è mostrata aperta alla possibilità del salario minimo.

Quali dovrebbero essere i punti cardine imprescindibili di una proposta di legge seria sul salario minimo e cosa ne pensi di quella avanzata a inizio luglio da Pd, Cinque Stelle, Azione, +Europa ed Europa Verde?

Primo: il salario minimo dovrebbe essere unico e nazionale. Non dovrebbe competere con i CCNL, ma entrare in azione solo verso quei contratti che prevedono paghe orarie inferiori e solo per quelle posizioni retributive. I CCNL prevalgono sempre solo se i minimi tabellari sono al di sopra della soglia ritenuta dignitosa. La legge dovrebbe consentire un periodo di tempo affinché le parti sociali possano trovare accordi contrattuali migliorativi.

Secondo: il valore dovrebbe essere determinato in relazione al parametro statistico del salario mediano e, solo in sede di prima applicazione, dovrebbe essere più alto della soglia del 60% mediano. Deve essere rinnovato periodicamente, meglio se in modo automatico e scevro della decisione politica. Il parametro del 60% mediano potrebbe continuare ad essere il riferimento corretto da applicare nel tempo.

Terzo: dovrebbe prevedere giuste sanzioni per chi non lo applica, la responsabilità solidale negli appalti, le risorse per aumentare i controlli ispettivi nelle aziende. 

La proposta avanzata dalle opposizioni mi sembra carente soprattutto sul secondo e terzo punto.

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