La Paperoniale: dal Piemonte una proposta per aiutare la lotta alla povertà

La Paperoniale: dal Piemonte una proposta per aiutare la lotta alla povertà

Intervista di Antonella Vitelli, Torino, 24 novembre 2020 

La crisi legata al Covid-19 ha avuto un fortissimo impatto sulla povertà in Italia, che già presentava, come certificato dall'Istat nel 2019,  diverse e complesse criticità. Proprio nel 2019 sono state rilevate quasi 4,6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, pari al 6,4% del totale. Con la flessione della domanda e i lockdown le cose sono andate peggiorando ascrivendo nel 2020 tra i nuovi poveri anche piccoli commercianti e artigiani costretti a chiudere le loro attività. A questa ampia platea si aggiungono coloro che hanno perso il lavoro e persone impiegate nel sommerso che in quanto tali non godono di particolari aiuti pubblici o sussidi. A monitorare la situazione c'è stata la Caritas italiana, mediante un rapporto denominato Rapporto Povertà, che ha condotto tre rilevazioni nazionali: una ad aprile durante il lockdown; una a giugno e un'altra nel mese di settembre. I dati di aprile hanno evidenziato un incremento del 30% di “nuovi poveri”, quasi 450 mila persone che si sono trovate per la prima volta in una situazione di deprivazione. 

Ancor più preoccupante è apparsa la situazione, post primo lockdown. Le indagini condotte tra maggio e settembre hanno mostrato, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente una percentuale di nuovi poveri che va dal 31 al 45%, sarebbe a dire quasi "una persona su due che si rivolge alla Caritas per la prima volta”.

Dati non proprio rassicuranti sui quali si sono interrogati alcuni docenti delle Università del Piemonte. Proprio da qui parte la proposta di una tassazione più equa per colpire non la proprietà, ma le ricchezze finanziarie. L'idea che ha già raccolto più di 800 firme e che potrebbe essere votato da subito in Parlamento è stata definita "Paperoniale". Il termine sembra scherzoso, ma la proposta è molto seria e l'abbiamo approfondita proprio con uno dei fautori, l'economista Guido Ortona che è stato professore di Politica economica presso l’Università del Piemonte orientale. Le sue ricerche hanno riguardato soprattutto le economie di tipo sovietico, l’economia del lavoro e l’economia comportamentale. Tra i suoi libri, da ultimo, I buoni del tesoro contro i cattivi del tesoro  edito da Robin nel 2016. 

Professore in cosa consiste la vostra proposta e in che cosa differisce dalle patrimoniale?

Consiste in una piccola imposta sulla ricchezza finanziaria, con aliquote crescenti e una quota esente (chi abbia, orientativamente, meno di 10.000E di ricchezza finanziaria dovrebbe essere esentato; i più ricchi dovrebbero pagare comunque meno dell’1%). E’ a tutti gli effetti un’imposta patrimoniale, limitata però alla sola ricchezza finanziaria, quindi con esclusione delle case e degli altri beni immobili. Sul sito della petizione vengono illustrati alcuni aspetti giuridici, economici ed etici, mi permetto di rinviare ad esso chi fosse interessato ad approfondire il discorso.

Qual è il meccanismo che proponete per questa tassazione? E quanto è possibile ottenere come gettito fiscale?  

Il meccanismo c’è già. La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è censita e nominativa. Quindi l’esazione può avvenire “con un click”, come già avviene per l’imposta di bollo del 2 per mille. Il gettito dipenderà dalle aliquote e dalla quota esente che si vorranno adottare.  Aliquote anche molto basse darebbero un gettito di almeno venti miliardi, immediatamente e senza  che sia necessario alcun intervento da parte del contribuente, come appunto già avviene per l’imposta di bollo. 

 L’Italia si presenta come la nona nazione al mondo per ricchezza finanziaria, con 5,3 mila miliardi di dollari e gli individui che detengono un patrimonio superiore ai 100 milioni di dollari nel nostro paese sono 1.700.

Professore c’è un corrispettivo di questa vostra proposta in Europa? 

E’ solo in Italia che l’idea di sottoporre a tassazione la ricchezza dei ricchi è considerata scandalosa. Sia il Financial Times che l’Economist, per citare fonti non sospette, ospitano sovente autorevoli interventi a favore di imposte patrimoniali ben più sostanziose di quella da noi suggerita.

In apertura del vostro sito www.paperoniale.it c’è una citazione di Keynes. Quale tra le lezioni del grande economista del 900 dovremmo mettere in campo in questo momento di grande difficoltà sociale ed economica? 

Che l’economia è fatta di persone e di problemi reali e che un modello astratto è privo di valore se contrasta con la realtà. Se una teoria è smentita dai fatti va abbandonata.

La chiusura di numerosi esercizi commerciali e la sempre maggiore competitività dei big tecnologici come Amazon stanno mettendo a dura prova, assieme ad altri fattori, la solidità della middle class. Come ne usciamo? Come tassiamo senza desertificare investimenti e lavoro e come ricostruiamo un tessuto imprenditoriale in forte difficoltà? 

Non ho le competenze necessarie per rispondere in modo adeguato.  Però credo che ci siano alcuni punti che dovrebbero essere ovvi per un economista che di solito vengono trascurati. Per esempio,  bisogna obbligare una parte più consistente dei capitali finanziari accumulati in Italia a essere investiti in Italia. Oggi viviamo in un mondo di libera circolazione dei capitali, che vengono investiti dove conviene di più – e quindi non in Italia. Ma in Italia il costo del lavoro è talmente basso, e la flessibilità del lavoro talmente alta, che non ha senso pensare di attirare (o meglio, trattenere) i capitali operando su questi fattori, cosa che peraltro sarebbe orribile sul piano etico. E’ quindi essenziale che lo Stato intervenga, non solo a sostegno della domanda e dello sviluppo tecnologico, ma anche con investimenti diretti.

Professore su quali principi dovrebbe basarsi l’economia post covid? 

La grande crisi precedente ci ha insegnato che il mercato da solo non consente di risollevare l’economia quando le difficoltà sono enormi, come in questo caso. Non so quali sono i principi sui quali dovrà basarsi l’economia post covid; so però quali non sono: il mercato selvaggio e l’austerità economica.  

Per sottoscrivere la petizione: www.paperoniale.it

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