“How California Can Save US Democracy” si chiedono Lenny Mendonca e Laura Tyson in un recente pezzo pubblicato per la rivista americana Project Sindacate.
Mendonca, già senior partner di McKinsey e consigliere economico del governatore Gavin Newsom, e Tyson, economista ed ex presidente del Council of Economic Advisers durante l’amministrazione Clinton, analizzano uno dei temi più delicati della politica statunitense: il gerrymandering, cioè la manipolazione dei confini elettorali a vantaggio di un partito.
L’articolo prende le mosse dal Texas, dove – su esplicita richiesta di Donald Trump – il governatore Greg Abbott sta ridisegnando la mappa dei distretti congressuali a metà decennio per garantire ai Repubblicani cinque seggi aggiuntivi alle elezioni del 2026. Una manovra che gli autori definiscono un ulteriore assalto alla democrazia americana, paragonabile alle pressioni che lo stesso Trump esercitò in Georgia nel 2020 quando tentò di “trovare” voti inesistenti per ribaltare l’esito del voto.
A questo attacco, la California risponde in modo diverso. Qui la tradizione è opposta: dal 2008 i cittadini hanno affidato a una commissione indipendente e bipartisan il compito di disegnare i collegi elettorali. Oggi, di fronte alle mosse texane, il governatore Newsom propone una revisione temporanea della mappa, da sottoporre comunque all’approvazione degli elettori con due referendum collegati. L’idea non è ribaltare le regole, ma difenderle: introdurre una misura eccezionale, trasparente e proporzionale, per bilanciare le distorsioni create in altri stati.
Mendonca e Tyson sottolineano che questa scelta risponde ai criteri di “giusta reazione” elaborati da Common Cause e richiamano persino la dottrina della just war: un’azione è legittima solo se intrapresa per cause giuste, come difendere la democrazia, ed entro limiti rigorosi. Non una guerra, certo, ma una battaglia cruciale contro chi vuole manipolare il voto.
Quel che emerge dall’articolo è chiaro: i cittadini odiano il gerrymandering perché ne colgono la natura antidemocratica. Eppure, sono disposti a sostenere misure forti quando percepiscono che l’alternativa è la fine stessa delle regole del gioco democratico.
Il punto, dunque, non è se la California “si sporchi le mani”, ma se riesca a trasformare una risposta emergenziale in un modello replicabile. Perché, come ricordano gli autori, la vera posta in palio è il futuro della democrazia americana: fermare la deriva autoritaria di Trump prima che diventi irreversibile.