Mentre l'attenzione globale è concentrata su guerre, crisi economiche e cambiamenti climatici, un altro processo, più silenzioso ma altrettanto minaccioso, è in corso negli Stati Uniti: la cancellazione sistematica dei dati governativi. Come segnalato da Shaida Badiee, Joel Gurin e Claire Melamed in un'analisi su Project Syndicate, la decisione dell'amministrazione Trump di rimuovere set di dati fondamentali e ridimensionare le agenzie statistiche rischia di compromettere non solo la trasparenza interna americana, ma anche gli sforzi globali in materia di salute, sviluppo e ambiente.
Negli ultimi mesi, migliaia di pagine web e banche dati pubbliche sono scomparse dai portali federali come data.gov. Un movimento spontaneo di "data rescue" è sorto per salvare almeno parte di queste informazioni preziose: circa 300.000 set di dati sono stati copiati e messi al sicuro da volontari.
Ma il problema, spiegano gli autori, non si limita alla perdita dei dati esistenti: riguarda soprattutto l'incertezza su come – e se – verranno prodotti dati futuri.
L'allarme non riguarda solo gli Stati Uniti. Per decenni, i dati raccolti e diffusi da Washington hanno alimentato programmi sanitari e sociali in oltre 90 paesi, grazie a iniziative come il Demographic and Health Surveys Program (DHS), gestito dall'USAID. Informazioni fondamentali sulla nutrizione infantile, sulla salute materna e sulle condizioni sociali hanno guidato progetti di cooperazione internazionale e il monitoraggio degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'ONU. Ora, però, l'amministrazione Trump ha sospeso il programma DHS a tempo indeterminato e sta smantellando l'USAID, cancellando un pilastro della diplomazia sanitaria globale.
I dati ambientali non stanno meglio. Set di dati climatici vitali per studiare il riscaldamento globale sono stati rimossi o resi meno accessibili. Inoltre, il disimpegno degli Stati Uniti da iniziative multilaterali come il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) lascia scoperta una parte critica dell'infrastruttura scientifica mondiale. Anche se l'Unione Europea, il Giappone e altri paesi cercano di colmare il vuoto, la perdita della leadership americana in materia di dati ambientali avrà conseguenze di lungo termine.
Come osservano Badiee, Gurin e Melamed, non si tratta solo di "cancellazioni". L’amministrazione Trump propone anche di modificare il modo in cui vengono calcolati indicatori cruciali come il PIL, ad esempio eliminando la spesa pubblica dai conteggi. Una mossa che falserebbe le statistiche economiche rendendo più difficile confrontare i dati tra paesi o valutare l’impatto delle politiche di bilancio.
Questi cambiamenti minano principi fondamentali della raccolta dati: affidabilità, trasparenza, comparabilità nel tempo. Se accettati, rischiano di erodere la fiducia nella qualità delle statistiche ufficiali, proprio mentre la società globale avrebbe bisogno di più dati – non di meno – per affrontare sfide come il cambiamento climatico, le pandemie e la povertà crescente.
Cosa si può fare?
Gli autori suggeriscono una strategia articolata in cinque mosse.
Primo, monitorare costantemente le variazioni nei database pubblici per documentare ogni cambiamento e impedire che passino inosservati.
Secondo, costruire alleanze ampie: non solo ONG e accademici, ma anche imprese – comprese quelle tecnologiche – devono capire che dati affidabili sono essenziali per l’innovazione e la competitività.
Terzo, reinventare la raccolta dati puntando su fonti alternative come dati amministrativi (registri ospedalieri, scolastici, anagrafici) e citizen data, riducendo la dipendenza esclusiva da grandi sondaggi statistici.
Quarto, rafforzare gli standard internazionali per rendere più difficile manipolare o oscurare le statistiche ufficiali.
Infine, trasformare questa crisi in un’opportunità per ripensare metodologie, governance e cooperazione globale sui dati. Come ammoniscono Badiee, Gurin e Melamed, non è solo una questione tecnica. I dati sono il fondamento stesso delle decisioni basate su prove. Senza dati affidabili, governi, aziende, cittadini e istituzioni internazionali navigano a vista, condannati a reagire invece di pianificare. La scomparsa – o la manipolazione – dei dati americani rappresenta quindi una minaccia diretta alla capacità del mondo di affrontare razionalmente le sfide del XXI secolo.
In un momento in cui la fiducia nelle istituzioni è fragile e la disinformazione si diffonde rapidamente, difendere la trasparenza e l’integrità dei dati non è un tecnicismo: è una battaglia per la democrazia stessa.