Intervista a Enrica Tesio

Intervista a Enrica Tesio

Intervista in pausa pranzo ad Enrica Tesio, la mitica blogger che fa sorridere il cuore e la mente. Una donna scrittrice, autrice e copywriter, che ha fatto della sua biografia la sua arte.

Quanto essere madre separata rappresenta uno status o una casualità o un’opportunitàIl vuoto di tempo e di senso che ho obbligatoriamente vissuto senza compagno mi ha permesso di scoprire di poter essere più felice. Effettivamente la separazione viene percepita come un fallimento, che porta poi a vivere un lutto; per me non è stato così. Certo ho dovuto affrontare una serie di cose, ma é stata sicuramente un’opportunità. Ho completamente riconquistato quegli spazi individuali che quando sei genitore-in-coppia si tendono a perdere o trascurare, quella voglia di stare sveglia di notte a leggere o a navigare senza un vincolo temporale finché si ha voglia e del tutto slegata dall’abitudine di essere in due in salotto. Ma non solo. Essere il genitore numero uno sicuramente mi fa piacere. Le mamme in verità sono sempre le numero uno, ma io lo sono necessariamente e questa condizione riempie la mia vita: emozioni e responsabilità che mi fanno sentire molto centrata nella mia vita. Però attenzione, io non sono assolutamente un’Iron Mam!

Cioè? Non mi sento mai nè brava nè sicura o certa di sapere come si fa la mamma. La faccio e basta. Senza pensare di aver capito come funziona e di predicarlo in giro. Ogni mamma ha il suo universo e io vivo il mio.

Il tuo blog è infatti molto divertente proprio perché rappresenta uno spaccato sincero del tuo mondo insieme ai tuoi figli. In realtà quanto sei riservata? La scrittura è già di per sé un filtro. Direi quindi che sono sincera, più che riservata. Quando ho iniziato a scrivere l’ho fatto perché ne avevo voglia, è stato casuale, un raptus improvviso: era praticamente un’esigenza liberatoria e infatti non mi sono fermata nemmeno a decidere se mettere o no i nomi veri dei miei figli, gli ho chiamati come si chiamano e stop. Non ho pensato al blog come uno spazio editoriale, l’ho fatto e basta (con la semplicità con la quale oggi è facile aprire un blog) e mai più mi sarei aspettata che qualcuno lo leggesse o addirittura il seguito che c’è stato: non è nato come un progetto, era uno spazio personale. Poi col tempo mi sono resa conto che l’incastro è stato magico e che si è rivelato una formula valida.

Cosa ti piace dell’essere scrittrice e cosa dell’essere copy? Che rapporto c’è tra le 2 attività? Si sovrappongono: gli stereotipi dell’attività di comunicazione mi aiutato sicuramente in termini di consuetudine alla scrittura e all’improvvisazione, che è una capacità che uso poi anche nell’essere mamma. La frequenza delle pubblicazioni sul blog non mi mette ansia, non sono affatto un tipo ansioso, anzi è proprio una mia caratteristica quella di saper gestire le varie cose da fare in una giornata senza andare in sbattimento. Inoltre io mi annoio facilmente per cui sono sempre alla ricerca di nuove cose da dire, fare, guardare…

Segui qualche serie, vedi la TV? Si, sono una patita degli zombie in generale e quindi guardo iZombie e ho visto Walking Dead.

Tre cose che ti piacciono e tre no: non mi piacciono i cachi, le persone noiose e quelli che dicono “quantaltro”. Le cose che mi piacciono, vediamo: beh la parola abbacinare [che per quelli come me che non l’hanno mai sentita, si dice ab·ba·ci·nà·re, ed è verbo transitivo che significa propriamente Accecare facendo tenere gli occhi aperti sopra un bacino rovente (antica forma di supplizio), oppure, nel suo significato esteso, Privare momentaneamente della vista con una luce di eccezionale intensità, abbagliare. “il sole mi abbacinava”]; anzi no, direi che una parola che mi piace adesso è abnubilare [e ci risiamo, infatti ho cercato e si dice obnubilare (o onnubilare) ed è un verbo transitivo – dal lat. tardo obnubilare, composto di ob- e nubilare essere nuvoloso; coprire di nubi, derivato di nubes nube – io obnùbilo, propriamente, annuvolare. Nel linguaggio letterario e medico, annebbiare, offuscare, ottenebrare (la vista, la coscienza, i sensi); come intransitivo, annebbiarsi, offuscarsi.E poi mi piace quando i miei figli mi prendono per mano senza chiederlo.

Il tuo prossimo progetto? Sono molto felice di poter dire che sono stati comprati i diritti del mio libro “La verità, vi spiego, sull’amore“, per la realizzazione del film, e attualmente mi sto dedicando a questo. È arrivata questa possibilità, il produttore ha letto il libro e gli è piaciuto. Di solito quando vengono comprati i diritti non è detto che poi il film venga realizzato, ma in verità sto già collaborando alla sceneggiatura e mi sta piacendo molto: è interessante avere cose nuove da fare, è molto stimolante.

Allora sarei sempre più famosa, che rapporto hai con la notorietà? [ride] Ma, insomma: non penso di essere famosa e non mi ci sento, raramente mi fermano per strada. Piuttosto mi fa molto piacere leggere tutti i commenti al blog o ai post su Facebook e devo dire che quando vengo contattata in privato è molto bello lo scambio che si crea, perché è diretto e dettato da un’affinità sincera, mi piace.

Come ti immagini tra 10 anni? [purtroppo mi sono dimenticata di farle questa domanda, ma mi autorispondo dicendo che secondo me avrà gli occhi ancora più sorridenti di quelli che ho visto oggi e avrà realizzato un sacco di altri bellissimi progetti].

Intervista di Silvia Sardi

Brand lover, copy strategist, visual addicted. Consulente in comunicazione e pubblicista.

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