La poesia, la politica e l'umanità dolce. Intervista al poeta Franco Arminio

La poesia, la politica e l'umanità dolce. Intervista al poeta Franco Arminio

Intervista di Antonella Vitelli, maggio 2019

Aspettavo con ansia la fine di questa tornata elettorale per parlare proprio con lui: Franco Arminio. Poeta, scrittore, «paesologo». Arminio nel 2015 ha fondato la "Casa della paesologia" a Trevico, il comune dell'Irpinia più elevato in altitudine nonché antica sede della Baronia. Oggi vive a Bisaccia, cittadina nella quale si è candidato come Sindaco.

Franco cosa ci fa un poeta in politica? 

Mi è sembrata una cosa necessaria candidarmi a a Bisaccia. Mi sembrava giusto offrire un'alternativa.

Ho queste due passioni e ho momenti malinconici, contemplativi e momenti in cui ho voglia di azione, di cose più collettive come la politica. La "politica" senza la "poesia" risulta un pò stucchevole e la "poesia" senza la "politica" è un pò inutile. Queste due attività dello spirito umano dovrebbero essere un pò adiacenti, dovrebbero dialogare.

Quindi poeta che si sporca con la realtà? Che non giace immobile nella torre d'avorio giusto?

Non è un obbligo, è una modalità di vita. Questa è solo una mia interpretazione.  

Tu sei molto bravo a descrivere quello che ti passa nella vita. Ecco, questa campagna elettorale cosa ti ha fatto capire di più delle persone?

Intanto ho visto più da vicino il mio paese, come se avessi fatto un carotaggio antropologico, sono sceso nelle radici del paese e ho visto che c'è tanto malessere. Girando nelle case, spesso a contatto con anziani, spesso malati, senza fiducia. Molti sfiduciati dalla mancanza di lavoro, di futuro. Ho visto una condizione di declino, raramente siamo stati accolti nelle case con una sensazione di lietezza.

Emerge da diverse parti uno stato d'animo che rappresenta un pò la condizione dei paesi. Soli e spopolati. Ho visto piccoli commercianti che stanno per chiudere, altri che hanno già chiuso, altri che hanno i figli lontano. Insomma, tutti hanno qualcosa da recriminare. 

Quindi il tempo del malessere? 

Io lo definirei il tempo degli scontenti. Il sentimento principale è la scontentezza.

Questo ha a che fare anche con la secolarizzazione?

Questo è interessante. Si, più che una questione economica e fisiologica non abbiamo più Dio. Siamo tutti accaniti sul contingente, si è rotto il rapporto di equilibrio anche con Dio.

Quindi non abbiamo né Marx né Dio?

L'orizzonte fondamentale sembra essere un orizzonte nichilista. La gente non crede in niente. Banalmente anche nella campagna elettorale mi ha colpito un ragazzo che si è avvicinato a noi, ma poi si è allontanato perché ricontattato da un amministratore e ha votato per loro perché ha visto uno sbocco lavorativo. Quindi anche in piccolo vince la "dittatura dei cazzi propri". Ma d'altronde ha anche ragione, io sono benestante e posso parlare di sogni. Invece un ragazzo pensa: "quello mi prospetta un lavoro, che faccio?" Bisogna mettersi anche nei panni degli altri.

Questa tua voglia di politica cos'è? Un anelito? Una necessità?

Certe mattine mi sveglio, guardo il cielo e questa cosa mi suggerisce una poesia, poi vado in paese e vedo che c'è bisogno di un'azione politica per combattere cose che subiamo. Non è un anelito, è una necessità. La politica è necessaria.

 

Franco per il ricollegarci al tuo discorso sullo spopolamento cosa sta succedendo ai nostri borghi? E' di certo uno scenario già visto quello dello spopolamento dei piccoli centri a favore dell'agglomerato urbano. Ecco, un tempo però questo aggregato urbano riusciva a dare delle risposte. Oggi invece la fabbrica non rappresenta più una risposta ai bisogni di tutti.

Questo è il problema, in realtà da una parte è anche buono. Lo spopolamento c'è ma non è così vertiginoso. Se ci fosse più lavoro nelle città sarebbe ancora più forte. Paradossalmente la crisi del modello industriale un pò ci avvantaggia. Tutto sommato qualcuno resta perché non sa dov'è l'altrove. Però c'è il problema di come restare qui, come far tornare qualcuno che è andato via. Impresa molto difficile perché sono cose difficili. Non c'è lavoro nelle aree interne o non c'è lavoro con un reddito adeguato.

La questione dell'accoglienza migranti, condotta chiaramente con buon senso e sotto il controllo pianificato dello Stato, poteva rappresentare un valido sbocco occupazionale?

Si, ma non è applicabile per tutti i paesi. Il modello Riace è bello, io stesso se fossi stato eletto Sindaco avrei fatto qualcosa sull'accoglienza, ma questo non basta. In alcune realtà può essere un'occasione di lavoro, ma non può essere immaginata come la salvezza del Sud. Altro sbocco potrebbe essere l'agricoltura, il turismo in qualche caso i servizi. In ogni caso si necessita di investimenti statali. Ci vuole un grande piano straordinario del lavoro per le aree interne. Ci vuole lo Stato.

Se Franco Arminio fosse diventato Sindaco di Bisaccia quale sarebbe stata la prima azione politica che avremmo visto?

Avevo già iniziato ad organizzare un gruppo di 100 persone chiamate "Amministratori delegati". Ad ognuno di loro avevo affidato un pezzo di paese. Chi curava le fontane, chi curava le piazzette. Tutti erano responsabilizzati per rianimare la comunità. Perché poi non è solo una questione di soldi, ma anche di salvaguardare delle comunità che si stanno spegnendo. 

Franco c'è qualcosa che ti piace di questo Governo?

Chiaramente nelle pieghe dei provvedimenti sono state fatte cose buone, però provvedimenti specifici. Per esempio hanno fatto degli emendamenti sull'eolico che mi sono piaciuti perché hanno ridato un pò di potere ai paesi rispetto alle aziende. Andrebbe valutato caso per caso, ovviamente non mi piace l'impostazione generale, ma non è perché si tratta di Salvini e Di Maio è tutto sbagliato a prescindere. 

Da uomo di sinistra come vedi il Reddito di Cittadinanza?

Quante domande mi fai! Non voglio fare il tuttologo! Non so, credo che principalmente il problema sia creare lavoro. Io avrei speso quei soldi con grande attenzione per un grande piano di sostegno ai paesi fragili, alla riqualificazione ambientale che alla fine poteva anche portare lavoro. Sono cose complesse.

Mi racconti cos'è "l'umanesimo delle montagne"?

E' un nuovo rapporto con la natura, con gli animali. L'uomo si è staccato dal creato e il nuovo umanesimo vuole riprendere un pò il contatto con la natura, con gli animali. L'uomo deve fare un pò un passo indietro.

Io predico un'umanità più dolce, meno invasiva. L'uomo conviviale al posto dell'uomo conquistatore.

Da cosa ci dobbiamo salvare oggi?

Ci dobbiamo salvar dall'egoismo. Donare ci dà salute. Dobbiamo dare, non guadagnare.

 

Casa della Paesologia << https://casadellapaesologia.wordpress.com

 

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