L'incessante ricerca dell'attimo. Intervista a Simone Bramante, in arte Brahmino

L'incessante ricerca dell'attimo. Intervista a Simone Bramante, in arte Brahmino

Intervista di Antonella Vitelli, Torino, giugno 2019

La prima volta che ho visto una foto di Simone Bramante, in arte Brahmino, ho avuto uno strano senso di pacatezza, quello che ti mettono le giornate finite o le albe ancora tanto acerbe. Guardi le sue foto e ti viene in mente Magritte e la fitta sensazione che ci sia un mistero nel mondo. Brahmino è nato a Siracusa, cresciuto a Finale Emilia, ha studiato Lettere a Bologna e oggi ha progetti in tutto il mondo. Con quasi un milione di follower, è il primo fotografo italiano su Instagram. Ha iniziato a fare foto in bianco e nero verso la fine degli anni ’90 con una Canon 3000. Nei suoi lavori appaiono campi, uomini, donne, borghi e skyline, ma a dominare la scena è la luce, sempre lì a tagliare quasi invasivamente un punto e l’altro della foto.

Brahmino perché quando vedo una tua foto mi viene in mente Magritte? È un abbaglio? Quanto è importante la luce in quel che fai? Anzi qual è la luce che ti piace?

Me lo sono sentito dire parecchie volte. Ne prendo atto, da qualche parte l’ho assorbito sicuramente. Nel corso degli anni ho cambiato più volte la mia preferenza sulla luce, ultimamente lavoro quasi esclusivamente sempre prima dell’alba o all’imbrunire, intervenendo con luci artificiali. Sicuramente è una fase.

Quando hai capito che il tuo mezzo di espressione è la fotografia? Ne hai altri?

Ho altri mezzi di espressione, la fotografia è quello a cui mi dedico di giorno e di notte. Prima di questo era la poesia (scritta).

Come ti accorgi che una foto non la cancellerai?

Cancellare intendi dai canali social? Nulla viene rimosso dalla memoria, ma dai social succede quando “la foto” è troppo legata esteticamente ad una fase della mia ricerca.

So che è complesso, ma cosa succede un istante prima che hai voglia di scattare una foto? Cosa ti attira inesorabilmente?

L’istante prima, nella foto ideale, arriva l’istinto di bloccare per sempre un momento emozionante, quello utile per dare un significato alla vita. 

Ti piace pensare di avere dei riferimenti artistici? Se si chi sono!?

Non saprei, non ci ho mai pensato. Ricordo la prima folgorazione, una mostra sul Surrealismo Spagnolo, oppure l’ultima, il volo e la danza delle lucciole dietro casa.

Qual è il tuo soggetto per eccellenza? Cosa cerchi?

Il soggetto è l’essere umano, immerso nel suo ambiente, il pianeta Terra. Non lo domina, non lo controlla ma ci fluttua dentro.

Entrando nel vivo dei tuoi ultimi progetti. A cosa stai lavorando adesso? So che viaggi spesso, questo ti piace?

Attualmente sto seguendo un progetto con alcuni chef, sperimentando l’interazione tra proposte gastronomiche e soluzioni estetiche. Questo mestiere mi da la possibilità di realizzare il desiderio di viaggiare, mi piace certo, non potrei farne a meno, come non posso fare a meno della quiete di casa mia.

 Come vedi te stesso e la fotografia tra 10 anni?

Ah il futuro! Celebriamo il presente, che ci passa tra le dita in ogni istante e con un po’ di fortuna e molto lavoro possiamo sintetizzarlo in un’emozione.

La fotografia seguirà la sua applicazione attraverso la tecnologia continuando a rappresentare la nostra società. Me la immagino in quattro dimensioni, spazio+tempo, ben diversa da quella attuale ma altrettanto avvincente, basterà un decennio per questo?

 Le foto sono di Simone Bramante | www.brahmino.com

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