Si chiamava Maria. Intervista impossibile alla Madonna

Si chiamava Maria. Intervista impossibile alla Madonna

 

Dialogo immaginario a cura di Enrico Maria Troisi e Gioconda Fappiano

Maria, Il suo destino, glorificato, illustrato, scolpito, cantato. Maria raccontata quale madre di sana e servizievole costituzione, muta, docile, dolente, contemplativa della grandezza del Padre e del Figlio. Maria donna solo funzionale all’affermazione del Dio fattosi uomo neotestamentario, ma poi scartata dalla Chiesa Petrina perché pericoloso concorrente. Maria santuario perfetto ed immutabile, rimedio ad Eva. Maria, la monaca che ha divorato la madre e la donna. Maria che non muore, non invecchia, ma non riesce comunque a sottrarsi alla punizione riservata alle donne a causa di Eva, eppure è Immacolata, libera dal peccato originale: partorirà senza dolore come l’ostrica fa con la perla, secondo la teologia di Sant’ Efrem da Siro, ma dovrà lo stesso patire dietro al figlio accompagnandolo, in silenzio, dalla mangiatoia al Calvario. E nonostante ciò, il suo dolore otterrà consolazione solo in quanto eco e rimando a quello del Cristo. 

A noi piace sognare Maria per ciò che probabilmente era e che la scarsezza di testimonianze non escluderebbe che fosse: una ragazza anticonformista e ribelle, coraggiosa, sovversiva, capace di mettere in discussione la legge di Israele e la parola dei sacerdoti (ex pastori poligami), annunciando al promesso sposo una gravidanza subìta ed accettata senza riserve in nome e per conto di un mandato grandioso. Il che, nel caso non fosse stata ascoltata e creduta, avrebbe potuto voler dire solo una cosa: ripudio e sassate. Così vera, umana, lontana dai dogmi sembra che Maria esisterebbe comunque, ed è rintracciabile in ciascuna donna. E se la ribellione ed il coraggio di Maria, ragazza israelita disobbediente, che sfida il suo tempo, fossero parte del disegno divino più dell’avvento in sé del Messia? Se Maria fosse depositaria di valori universali di amore, libertà, giustizia, bellezza e sapienza (e salvezza senza alcun bisogno di redenzione), e se la sua forza dirompente, modello inossidabile della generatività femminile, costituisse sempre un rischio incalcolabile per il potere e le sue gerarchie? Se la vita ed il dolore di Maria aiutassero a comprendere e accettare l’apparente insignificanza del vivere, inquadrando la vita di ciascuno quale mezzo per realizzare il vero disegno divino che è in fondo “liberaci dal male”? Perché allora Maria non dovrebbe essere più vicina alle donne comuni e più intimamente sentita? Perché la vera Maria non dovrebbe essere per le donne cristiane e non, un modello reale in cui riconoscersi e a cui ispirarsi? E quale ruolo possono avere allora il dubbio, la solitudine, la paura che si fanno strada nel cuore di Maria, alla vista del figlio straziato dall’ingiustizia dell’uomo e forse dalla follia delle scelte di entrambi, madre e figlio?? La questione dell’identità, del ruolo e in generale della fenomenologia di Maria, prende forma improvvisamente ed inaspettatamente durante la visita di Italo Conforti al Cristo Velato, a Napoli. 

Cappella San Severo, Napoli, 29 marzo 2024                                                                                                               

Faccio parte dell’ultimo gruppo di turisti del pomeriggio, in visita al Museo Cappella San Severo. Sono le 18 c’è ancora un po’ di sole che filtra attraverso l’imponente ingresso che affaccia su via de Sanctis. L’accesso alla cappella è pomposo, barocco…C’è un’aura di nobiltà che fa a pugni con la decadenza della zona di San Domenico Maggiore. All’interno del museo tutto è gelido. Sa di morte. Di tombe. Il bianco del marmo delle statue, delle pareti, del pavimento, le sale non sono riscaldate da candele, non c’è il profumo dell’incenso e nemmeno la voce di un sacerdote, quella che ti aspetti magari proveniente da un posto ancora consacrato dove si può celebrare messa. Qui non si prega, ma l’atmosfera è quella del luogo di preghiera. La gente, anzi la piccola folla, si guarda intorno, muta, composta, curiosa. Entro in fila nella cappella, alzo gli occhi e in alto sull’altare una raggiera di angeli fa da cornice ad una Pietà tipica, di maniera, piuttosto sbiadita, insignificante, la Vergine che sostiene sulle ginocchia il figlio morto. Sta lì quella Vergine in memoria del salvataggio da chissà cosa di un membro della famiglia di Sangro …Ricordo di aver letto che fu intorno a questa immagine che è nata tutta la cappella...

Divento d’un tratto impaziente. In fondo non sopporto questo posto. Che più che una cappella è un tempio esoterico, riempita come è di statue allegoriche: il Pudore, la Fortezza, la Temperanza, la Gloria, l'Educazione, l'Amor filiale… Allegorie senza contenuto, lapidi tombali auto-celebrative di altolocati. A parte il Disinganno, però. Il Disinganno non si tocca. Quella statua è l’emblema dell’uomo che cerca con uno sforzo supremo di districarsi dalla fitta rete di illusioni che l'avviluppa l’esistenza. Al culmine di tutte le sublimità, di tutte le passioni, di tutti gli amori c’è Il Disinganno. 

Ed arrivo al Cristo… Al Cristo Velato 

Davanti al Cristo è successo qualcosa. Mi dicono che sono rimasto impalato, in uno stato di sospensione, eppure io sentivo il cuore uscirmi dal petto, velocissimo, la testa era vuota, ondate di calore mi attraversavano il corpo dalla testa ai piedi. Ho avuto la certezza che stavo per morire e che non potevo farci niente. Andava così: sessant’anni o cinque minuti erano la stessa cosa. L’Io che se ne andava curvava lo spazio-tempo fino a farlo collassare. E’ la relatività dell’egoismo, io non posso farci niente. Neanche il tempo però di dire “che figura che ci faccio, mannaggia..…!”. Dunque tutto era diventato come dire…: istantaneo, distante, irreale! Comunque sono ritornato in me a “Gli Incurabili”…Ero confuso su chi fossi e cosa ci facessi là, terrorizzato e smarrito sì, ma impietrito, bloccato. Credo si tratti di terrore. Ricordo che subito dopo aver provato questa forma di terrore mi sono calmato, ed ho provato uno strano senso di leggerezza e serenità, quindi ho abbassato lo sguardo sul corpo di Cristo segnato dalle trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani. 

…Sembra carne sotto un lenzuolo di marmo che è un sudario scolpito, che ti vien voglia di sfilare per guardare in faccia al cadavere; una cosa finissima ed incredibilmente naturale che vela lo spasmo e la sofferenza di quel corpo senza minimamente nasconderli…Poi d’un tratto, tutti quelli che giravano intorno alla statua  si sono fermati mantenendo pose naturali fisse, come in un flash mob. Fra questi, una signora che potrà aver avuto cinquant’anni anni, minuta, in jeans, t-shirt bianca, capelli biondo cenere raccolti in uno chignon, uno zaino, un pullover traforato color ocra, snikers, orecchini…; ma meno trafelata, meno accaldata, sicuramente più composta di una qualsiasi turista. Insomma questa signora era l’unica a muoversi; aveva scavalcato la protezione ed ora era in piedi, accanto al Cristo, e gli accarezzava il volto velato. Sono andato verso di lei per ammonirla di non toccare, ma poi anche io ho scavalcato la protezione per avvicinarmi alla statua. Non so perché l’ho fatto, ma l’ho fatto. Così ho preso ad accarezzare il Cristo insieme alla donna. A quel punto lei deve essersi accorta di me….

E’ seria, malinconica credo. Non so, mi è sembrato avesse gli occhi lucidi

Donna – (senza staccare gli occhi dalla statua) È grande quanto un uomo, è vigoroso, nel pieno dell’età, è disteso con le ginocchia appena sollevate. Le mani abbandonate, la testa reclinata di lato. Le palpebre sembrano tremare, vero? I capelli…I capelli sembrano scomposti e zuppi di sudore, certamente è il sudore dell’agonia. Quest’uomo era vivo un attimo fa…Lo vede? E il sudario? E’ coperto da un velo. Un velo di marmo che non nasconde niente…niente dello strazio e dello spasimo ma li addolcisce un po’, non è vero?  C’era vita lì, in quel corpo una vita che Lui voleva trattenere. Questo corpo si ribella alla morte, quest’uomo non vuole morire! È il Cristo lì, sotto quel velo, e “Dio solo sa” quanto ha sofferto prima di morire durante quelle orribili sei ore. Non è ancora irrigidito dalla morte anzi è ancora caldo, vitale. Sente ancora il dolore patito.

Italo - Ma allora Lei pensa che lì c’è un uomo, non un Dio.

Donna - Cristo, Dio fattosi uomo? Mah! Soffrì realmente come un uomo e il suo corpo fu soggetto a tutte le leggi della natura. E se le leggi della natura sono così potenti, come farebbe l’uomo a dominarle se hanno schiacciato anche colui che restituiva la vita ai morti?

 Italo Lei mi sta dicendo che osservando questa statua c’è da perdere ogni fede? E Maria…Maria dov’era?”

Donna – E gli altri? Gli altri, dov’erano? Chi seguiva Cristo s’era dileguato alla vigilia del supplizio. Erano scappati via tutti, atterriti, inermi o vigliacchi…e in seguito sarebbero stati tormentati da un solo interrogativo: se il Maestro avesse potuto vedere come l’avrebbero ridotto sarebbe salito lo stesso sulla croce? Sarebbe morto nel modo in cui morì? E Maria? Già…Maria… Maria non sapeva, non immaginava neanche Lei, forse. Maria credeva di essere libera dal peccato originale, eppure l’ha pagata come tutte le altre donne, patendo dietro al figlio per tutta la vita, anche dopo li suo assassinio…. Ma sa che Le dico? Maria avrà capito che non c’è peccato che possa essere punito con tale dolore, e quindi non le è bastato credere che il Figlio fosse un Redentore per meritare una morte così atroce ed ingiusta. Il peccato di Maria era solo quello di aver voluto quel figlio contro ogni regola e contro ogni legge perché innamorata della Bibbia.

Italo Come don Chisciotte lo era dei romanzi di avventura!?

Donna - Isaia invita all’avventura. E se avesse parlato a Maria, semplicemente dicendoLe “vieni a Dio, ma il rischio è tremendo. Sfida i leoni, cavalca il drago, è la Legge”. E se ad ogni parola del Profeta ci fosse un invito alla ribellione?? «Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiameranno Emmanuel». Le figlie d’Israele vivono a testa bassa, mentre Lei no! Non vuole essere data in sposa a chiunque, e non vuole che chiunque possa desiderarla. Forse nessuno l’aveva chiesta in sposa perché Lei era sfacciatamente ribelle, disobbediente, ed era quel tipo di donna che la Chiesa avrebbe voluto sempre rinchiudere, umiliare, bruciare e tenere nell’ignoranza per paura della sua forza creatrice! Forse il Disegno di Maria era così grande che poteva coincidere solo con quello immenso di Dio! Lei cosa sa di Maria?

Italo –Io?? Niente. Ora me ne rendo conto.

Donna- E per quanto se ne sa, potrebbe essere del tutto vero che Maria non abbia concepito un Dio, ma abbia convinto tutti sulla eccezionalità della sua gravidanza.

Italo -  Ma quello che dice è sacrilego!

Donna – Sa cosa è sacrilego? E’ sacrilego che la testimonianza di Maria spingerebbe qualunque donna alla rivolta, al sogno, all’impossibile, ad osare, testimoniare, resistere”. 

 A questo punto la Donna si è rivolta a me. Era improvvisamente su di tono, euforica.

Donna – E le dirò di più.  Maria… si sarà sentita una Regina, come nei giochi di quando si è bambini e i tuoi genitori sono poveri, tristi e crudeli con te, e sognano di liberarsi di te. Eh sì, nulla era impossibile a Dio, compreso scegliere Lei per dare alla luce un…Dio!  Il bimbo che le sarebbe nato, annunciato in un sogno, sarebbe stato Santo, e tutta la storia e l’onore dei cieli sarebbe precipitata nel ventre di Maria e nessuno, neanche Giuseppe l’avrebbe più sfiorata, e nessun vecchio dal volto severo, di pietra, l’avrebbe mai cacciata dal Tempio, e nessuno l’avrebbe mai venduta per 30 pecore a chi la chiedeva in sposa.

Italo – Ma allora, qui sotto questo velo, giace il risultato di un delirio? 

Donna – Spero di no…Lo spero, perché sennò Maria avrebbe di che soffrire per sempre. Sarebbe questo il regalo che avrebbe fatto Maria a suo Figlio, una morte orrenda, ingiusta, in nome di un delirio di grandezza?

Italo – Quindi quest’uomo straordinario sarebbe nato da uno smodato desiderio di riscatto e da un delirio di onnipotenza, ed amato ed accudito come un bimbo qualsiasi, e per cosa sarebbe morto? 

Donna – Ecco. Anche Maria sarà arrivata a chiedersi: perché muore, perché deve morire, perché non ha vinto i suoi nemici, perché è voluto salire lui stesso sulla croce? Dov’era il regno annunciato? Dov’è la primizia? Maria ha cercato di seguirlo senza mai riuscire a raggiungerlo perché lui ormai guardava troppo lontano, troppo lontano anche per lei che aveva dato inizio a tutto questo.

Ero spaventato, le parole della donna mi avevano aperto gli occhi. Per me la Madonna era una donna giovane, di sobria e modesta bellezza, pura, fertile, passiva, fedele e comunque madre fino alle assurde conseguenze, conseguenze orribili e disperate, come diceva la strana donna accanto al Cristo Velato. Oppure era un’anziana, dolente ed austera signora vincolata agli obblighi della fede, devota, in contemplazione, muta, caritatevole, assunta in cielo da viva, mai morta o morente, capace solo di soffrire di dolore riflesso, quello del Figlio. Una bella statuina in una nicchia, con un cuore trafitto! Invece la donna mi diceva che Maria era forse sola, col suo immenso dolore, disvelato attraverso quel Cristo nel suo sudario di morte e di marmo, che pagava con un dolore indicibile il suo atto di ribellione. E che forse, quell’uomo sotto al velo, non voleva morire proprio per tornare da Lei, per consolarla, per dirle che lui non avrebbe più sbagliato, che non l’avrebbe mai più abbandonata. 

A un certo punto quella strana “turista” si blocca e mi chiama per nome. 

Donna- “Italo”, Italo Conforti… “Prova a pronunciare ora il mio nome…

Italo-  Mamma? Maria!? Perché sei morta, perché non sei al tuo posto, in cielo? Perché sei vestita così? 

Sono le ultime cose che ricordo. Poi il buio, un dolore alla bocca e un liquido caldo che mi bagnava le cosce. Mi sono svegliato all’Ospedale degli Incurabili.

La mia esperienza è stata davvero impressionante. Ho vissuto una crisi epilettica ed ho avuto un’allucinazione, ho drammatizzato i sentimenti che provo per mia madre, che mi ha lasciato. Ce l’avevo con Lei per avermi lasciato. Ma da questa esperienza ho capito tante cose.   Una madre è un’eroina, e non smette di amare il figlio, di aspettarlo, di ricordarlo, di raccontarlo, e parla al figlio anche da morta. E che poi c’è un Figlio speciale, unico, irripetibile, custode e testimone del Bene, che continua ad esistere perché una Lei speciale, Maria, lo ha voluto con tutta se stessa e dato alla luce.

Bibliografia

  1. “Vangelo Secondo Maria”, Balbara Alberti, Castelvecchi 
  2. “Ave Mary”: e la Chiesa inventò la donna, Einaudi
  3. “Generare Dio”, Massimo Cacciari, Mulino
  4. “Leggende Napoletane”, Matilde Serao, Edz. Informapress
  5. “La legge della Parola”, Massimo Recalcati, Super ET
  6. “L’Ombelico del Sogno”, Vittorio Lingiardi, Gli Struzzi
  7. “La buona novella”, Fabrizio de Andrè
  8. “L’Idiota”, Fedor Dostoevskij, ET classici
  9. “Mi sono innamorato di una statua”, Graziella Margherini, NICOMP L.E.
  10. “La sindrome di Stendhal”. Graziella Margherini, Ponte Alle Grazie



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