"Vivere di musica da camera è difficile, ma è una metafora della vita". Intervista al Trio Chagall

"Vivere di musica da camera è difficile, ma è una metafora della vita". Intervista al Trio Chagall

Intervista di Antonella Vitelli, Torino, 20 ottobre 2021

Violino, violoncello e pianoforte questi gli elementi di partenza che contraddistinguono il Trio Chagall, una formazione composta da Edoardo Grieco, Francesco Massimino e Lorenzo Nguyen. Cresciuti musicalmente presso il Conservatorio di Torino, il Trio si presenta con un nome molto evocativo che sembra voglia essere un omaggio al celebre pittore russo naturalizzato francese Marc Chagall.

Il Trio il 29 novembre 2021 si esibirà con Giampaolo Pretto, tutor e flauto, al Teatro Vittoria di Torino nell'ambito della manifestazione Quadrato dell'OFT. 

Intervistiamo uno dei componenti Francesco Massimino per comprendere di più sulla storia di questa interessantissima formazione. 

Fracesco Chagall come Marc Chagall? Se si perché?

Il nome Trio Chagall vuole essere un omaggio al grande artista, che tutti e tre amiamo molto. Sentiamo un forte legame tra il noto pittore, la Musica ed il Teatro. Oltre a rappresentare molto spesso strumenti musicali e musicisti all'interno dei suoi quadri, Chagall diede anche molti contributi nel mondo teatrale: si pensi ad esempio che decorò la cupola dell'Opera Garnier di Parigi e creò le sceneggiature e i costumi per tante opere tra cui "L'Uccello di fuoco" di Stravinskij. Inoltre le gradazioni e gli accostamenti di colori tipici dei suoi dipinti sono  da sempre di grande ispirazione per noi nella ricerca di timbriche e sfumature di suono.

Leggo di voi:

“Il repertorio del Trio Chagall abbraccia quattro secoli di musica: da Haydn a Shostakovic, da Beethoven a Schubert,  Brahms e Ravel, senza tralasciare i lavori contemporanei”.

Quali sono i contemporanei che sentite vicini? 

Ci piace molto l'idea di inserire all'interno  dei "tradizionali" programmi da concerto opere del periodo più recente e contemporaneo che sono meno eseguite e conosciute. La composizione contemporanea è spesso ritenuta di difficile comprensione, perché può seguire parametri molto differenti dalle opere classiche. Quando però si riesce ad entrare più' in profondità nella composizione, o semplicemente ad ascoltarla senza scetticismo, vi si rimane certamente molto affascinati. 

Un compositore che apprezziamo particolarmente è Mauricio Kagel, famoso per aver aggiunto all'esecuzione musicale l'aspetto teatrale, inserendo in partitura azioni e frasi da far recitare all'esecutore.

Quando abbiamo studiato il suo secondo Trio ne siamo rimasti subito molto affascinati; la composizione è in un tempo unico ed è una sorta di collage musicale caratterizzata da uno stile fortemente aforistico, reso dalla giustapposizione di temi molto diversi tra loro.

Questo settembre invece per il fortissimissimo festival a Firenze abbiamo avuto l'onore di collaborare con il giovane compositore italiano Maurizio Azzan, e abbiamo eseguito la  sua composizione "In limine". Poter Studiare un brano insieme al suo compositore è stato davvero molto  interessante perché ha permesso di suonare l'opera con più consapevolezza conoscendo meglio le idee che ne stavano dietro alla creazione.

So che vi siete esibiti anche ai Musei Vaticani. Quanto è importante in ciò che fate la bellezza, l’ambientazione? 

Ricordiamo con piacere il concerto ai Musei Vaticani e le incredibili passeggiate tra quei corridoi prima di iniziare a suonare. Sicuramente l'ambientazione ha influito all'ispirazione del momento. È sempre interessante l'affiancamento della Musica alle altre arti, come a quella pittorica e quella architettonica, suonare circondati da bellezza rende il momento ancora più speciale, ma anche la sola Musica è più che sufficiente!

Qual è l’obiettivo più grande che vi siete dati e forse ancora non vi siete detti per il futuro?

Il nostro obiettivo più grande è quello di poter vivere facendo Trio, perché  oltre a regalare enormi soddisfazioni crea continuamente stimoli per migliorare come musicisti e come persone. Sappiamo che vivere di musica da camera è complicato, ma siamo molto determinati a riuscirci.

Si parla tanto delle difficoltà attraversate dai musicisti durante il periodo di pandemia. Per la vostra formazione cos’ha rappresentato? E’ nato qualcosa di buono da questa esperienza?

Il periodo di pandemia, come per tutti, è stato davvero molto complicato per noi. La cancellazione di tutti i nostri impegni e l'impossibilità di vederci per provare ha avuto un forte impatto nel nostro quotidiano ed ha reso molto difficile trovare la motivazione per studiare con serietà. 

Abbiamo cercato di utilizzare il tanto tempo libero di quella pausa forzata dedicandoci ad altri aspetti della nostra attività, come quello dell'immagine e della comunicazione, in quei mesi è nato il nostro logo e subito dopo il nostro sito internet. 

Comunque durante i mesi di sospensione dei concerti abbiamo capito quanto fosse importante la presenza del pubblico in sala, quanto fosse forte quell'energia che lega esecutore e ascoltatore durante l'attimo magico del concerto, irripetibile e unico.

Sicuramente i concerti in streaming sono stati importati per non fermare del tutto l'attività culturale, ma dentro di noi è nata la forte consapevolezza che la Musica si può fare soltanto dal vivo.

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